La prima vittima della Brexit? Il real estate Uk

Non solo i mercati dei Paesi dell’Europa continentale. Anche lo stesso Regno Unito inizia a scontare le prime turbolenze finanziarie dopo la decisione del Paese di lasciare l’Unione europea. In particolare, il primo settore a dare segni di scompenso è il real estate.

Già la scorsa settimana, tre fra i più grandi fondi immobiliari del Regno gestiti da Standard Life, Aviva Investors e M&G Investments hanno congelato le contrattazioni per ridurre l’esodo degli investitori più nervosi ma anche per evitare il circolo vizioso di vendite che potrebbe forzarli ad abbassare il valore dei propri asset. I fondi immobiliari inglesi, in cui sono investiti in totale 35 miliardi di sterline, hanno sì una piccola dotazione di liquidità per far fronte ai rimborsi ma in caso di richieste numerose si troverebbero costretti a vendere delle proprietà.

Lo stesso regolatore britannico aveva evidenziato il rischio di questo tipo di fondi che investono in asset difficili da vendere in poco tempo. Standard Life, fra gli altri, ha in gestione 2,8 miliardi di sterline investiti in immobili commerciali, inclusi uffici, negozi, magazzini, per un totale di 124 proprietà. Si tratta di uno dei segnali più forti di quelle che potrebbero essere le conseguenze sul mercato Uk della Brexit. Non a caso, anche durante la crisi finanziaria del 2008, i fondi di real estate furono colpiti dalle richieste di riscatto. Stavolta gli analisti britannici temono che il valore degli uffici londinesi possa scendere fino al 20% entro tre anni dall’effettiva uscita dalla Ue.

Tra le cause della crisi del real estate ci sarebbe, oltre al deprezzamento valutario che può disincentivare gli investimenti dall’estero, anche l’alto livello di indebitamento delle famiglie britanniche che difficilmente ora potranno comprare case.

La banca centrale della Gran Bretagna aveva avvisato che sul mercato immobiliare commerciale le cose sarebbero diventate “impegnative” per via dell’incertezza e dell'”inasprimento delle condizioni di credito”. E in questo contesto l’istituto ha deciso di diminuire il valore delle riserve che le banche britanniche hanno bisogno di mantenere nei libri. Una mossa che, almeno nelle loro intenzioni, dovrebbe consentire alle banche di prestare di più a imprese e consumatori.

Noemi

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