La Roma è di Friedkin. Attesa per Genoa, Parma e Lega. Sport batte Covid-19

La Roma è ufficialmente di proprietà di Dan Friedkin (nella foto) per 199 milioni di euro. cifra a cui andrà sommato l’esborso per l’opa obbligatoria sul flottante (massimi 10 milioni circa), l’eventuale sottoscrizione dell’aumento di capitale da 250 milioni e il pagamento di un bond da 275 milioni. In linea teorica, l’acquisizione della Roma potrebbe costare al finanziere texano la bellezza di 745 milioni, ma su aumento di capitale e bond verranno effettuate valutazioni successive e chieste revisioni che dovrebbero abbassare sensibilmente il controvalore del deal.

A vendere è stato James Pallotta. La firma è avvenuta negli uffici capitolini dello studio legale DLA Piper (per leggere gli advisor legali dell’operazione, vai su Legalcommunity.it)

L’operazione riguardante il club giallorosso arriva in un periodo in cui l’interesse del mondo finanziario – in particolare degli operatori di private equity – per lo sport e segnatamente per il calcio pare toccare l’apice. E dire che siamo ancora alle prese con gli effetti del coronavirus Covid-19, che hanno svuotato stadi e palazzetti, provocato l’interruzione, il rinvio o la definitiva cancellazione di eventi sportivi, imposto una rinegoziazione dei diritti televisivi e, in breve, terremotato i bilanci delle società.

Eppure, se restiamo all’Italia, oltre al passaggio di mano della Roma ci sono in cantiere trattative riguardanti almeno due club di Serie A, Genoa e Parma, e, soprattutto, è in pieno svolgimento la grande partita per l’acquisizione di una partecipazione nella Lega Calcio. E se allarghiamo lo sguardo, appare chiaro che l’appetito di soggetti finanziari per squadre di basket, football, hockey, baseball e, ovviamente, calcio non sembra aver risentito del Covid-19.

CALCIO RESILIENTE ALLO SVUOTAMENTO DEGLI STADI

Lo sport rientra nel settore entertainment, uno dei più penalizzati dalla pandemia: cinema, musica e teatro stanno pagando un dazio altissimo alle normative sul distanziamento sociale. Lo stesso, in linea teorica, dovrebbe accadere allo sport, con stadi e arene senza pubblico. Ma, piaccia o meno, lo sport è ormai soprattutto uno spettacolo televisivo: i tifosi che vanno fisicamente ad assistere ai match sono importanti, sì, ma non fondamentali; conta soprattutto che si abbonino ai canali a pagamento che hanno in mano i diritti dei tornei.

Anni fa, un avvocato d’affari coinvolto in un negoziato per il passaggio di proprietà proprio della Roma (all’epoca alla guida formalmente c’era la famiglia Sensi, che, di fatto, a causa dell’eccessivo indebitamento si era vista sottrarre le redini dalle banche creditrici, in particolare da UniCredit) ricordava con stupore come un club calcistico sia un’azienda che “apre il bilancio l’1 luglio e subito incassa milioni di euro dagli abbonamenti allo stadio”. A questi incassi – garantiti da tifosi accaniti, quindi con un altissimo grado di fidelizzazione – si aggiungevano gli introiti derivanti da accordi pluriennali su diritti tv e sponsorizzazioni, nonché, durante la stagione, i ricavi dalle cessioni di giocatori, il merchandising e altri introiti (per esempio, i premi dall’Uefa in caso di avanzamento nelle coppe europee).

In pratica, notava l’avvocato, il calcio sulla carta è un business fantastico, con ricavi garantiti e introiti nelle casse già all’avvio dell’esercizio fiscale, una clientela (i tifosi) con un tasso di fidelizzazione impensabile in altri settori e una quota di ricavi non certi ma legati a obiettivi tutto sommato facilmente raggiungibili: una situazione che gran parte delle altre aziende non può neanche lontanamente sperare.

Lo svuotamento degli stadi – se confermato nella nuova stagione – farà sparire la voce abbonamenti da stadio nei bilanci dei club, quanto meno sino al superamento dell’emergenza sanitaria. Una mazzata ai conti e, soprattutto, un evento che impone alle società di rivedere la gestione dei costi, venendo meno decine di milioni di flussi di cassa. Ma, per il resto, le considerazioni dell’avvocato d’affari sulla solidità del business restano valide.

ROMA, JP MORGAN CON FRIEDKIN SULL’OPA

Torniamo al closing dell’acquisizione della Roma. A mercati chiusi è arrivato il comunicato:  The Friedkin Group ha acquisito Romulus and Remus Investments, titolare dell’86,6% del capitale sociale del club giallorosso (83,3% attraverso NEEP Roma Holding e 3,3% direttamente) per 63.414.047 euro (0,1165 euro per azione).

A NEEP fanno capo anche il 100% di ASR Soccer LP e ASR Retail TDV, nonché direttamente e indirettamente il 100% del capitale sociale di ASR Media and Sponsorship, il 100% del capitale sociale di Roma Studio e il 99,98% del capitale sociale di Soccer S.a.S. di Brand Management S.r.l. (la rimanente partecipazione dello 0,01% del capitale sociale è detenuta da ASR Soccer LP). E ancora, NEEP è titolare del 100% di Stadio TdV, Brand Management, AS Roma Real Estate, TDV Real Estate e di taluni finanziamenti soci in essere. L’insieme di queste partecipazioni – compresa l’acquisizione dell’86,6% del capitale – passerà al compratore per 199 milioni di euro.

Sul restante 13,4% del capitale verrà lanciata un’offerta pubblica d’acquisto a 0,1165 euro per azione, come comunicato con una seconda nota. Il controvalore complessivo massimo dell’opa, in caso di adesione totalitaria, sarà pari a 9.834.205,95 euro. Il comunicato non contiene indicazioni sulle tempistiche dell’opa, che dovrebbe partire a fine settembre. Obiettivo dell’offerta è il delisting del titolo: a Piazza Affari, dunque, resteranno solo due club quotati: Lazio (la prima a scegliere la via della borsa) e Juventus.

Nell’opa, The Friedkin Group è affiancato da J.P. Morgan Securities in qualità di unico consulente finanziario. Chiomenti agisce in qualità di consulente legale per i profili di diritto italiano. O’Melveny & Myers LLP opera come consulente legale per i profili di diritto
americano.

Romulus and Remus Holdings LLC è partecipata al 99% da Thomas Dan Friedkin e all’1% da Quantum Investment Holdings, che fa capo al 100% a Friedkin.

La nota ricorda che l’assemblea straordinaria della Roma ha approvata, il 28 ottobre scorso, un aumento di capitale per massimi 250 milioni di euro, che non è stato deliberato del cda. L’acquirente della Roma, d’altro canto, si è impegnato a fare fronte dalle esigenze finanziarie del club, “per un importo pari almeno ai finanziamenti soci erogati da NEEP in favore dell’emittente, fermo restando che la tempistica finale e l’ammontare dell’aumento verranno
finalizzati dopo il perfezionamento dell’offerta”.

La nota di The Friedkin Grup ricorda che l’8 agosto 2019 ASR Media and Sponsorship ha emesso un prestito obbligazionario denominato “Euro 275,000,000 5.125% senior secured notes due 2024” e, alla luce del cambio di proprietà, l’emittente è costretto a riacquistare il bond a un prezzo pari al 101% del valore nominale, ma non è escluso che venga chiesto ai bondholders un waiver e una modifica di taluni aspetti del regolamento. In altri termini, si punta a non sborsare la cifra di 275 milioni dell’obbligazione.

A Piazza Affari, ieri il titolo della Roma ha messo a segno un balzo del 18,75% e oggi sale ancora (+4,41%, a 0,367 euro), ma va ricordato che nelle settimane scorse era crollato per effetto delle anticipazioni sull’opa a sconto. Nell’ultimo mese il titolo del club capitolino ha perso il 24,8% e la performance dell’ultima anno dice -40%.

Per effetto del closing si sono dimessi dal cda della Roma James J. Pallotta, Charlotte Beers, Richard D’Amore, Gregory Martin, Paul Edgerly, Cameron Neely e Barry Sternlicht. Al loro posto subentrano Dan Friedkin (presidente), Ryan Friedkin, Marc Watts, Eric Williamson, e Ana Dunkel. Successivamente, probabilmente a ottobre, è previsto che un’assemblea straordinaria nomini il nuovo cda.

Come previsto, Guido Fienga mantiene la carica di amministratore delegato e Mauro Baldissoni quella di vice presidente.

 

Dan Friedkin ha commentato la chiusura dell’operazione parlando di “impegno totale”, nei confronti della Roma. Con Fienga “abbiamo costruito un ambizioso piano strategico. Gli forniremo tutto il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari per sviluppare tali piani e per aiutarlo a rimanere focalizzato nel corso delle cruciali prossime settimane; sarà soprattutto la sua voce a parlare per l’AS Roma. La nostra visione condivisa per il club e la squadra è quella di privilegiare un approccio di investimento sostenibile e a lungo termine piuttosto che soluzioni rapide di dubbia durata”.

Secondo le anticipazioni della stampa sportiva, Friedkin sta elaborando un piano quinquennale, che punterà a riportare la Roma ai vertici del campionato italiano e a realizzare ciò che Pallotta non è riuscito a fare, ovvero costruire il nuovo stadio del club giallorosso.

Non è prevista la nomina di un direttore sportivo (il mercato sarà fatto dall’attuale dirigenza), né verranno inseriti immediatamente in organico Francesco Totti e Daniele De Rossi, bandiere giallorosse che avevano rotto con la gestione Pallotta.

Tutto ciò nel breve termine: la stagione è già praticamente ricominciata e la prima giornata di campionato è fissata per il 19 settembre. Più avanti si vedrà e pare che Totti e De Rossi rientrino nell’organigramma dirigenziale e nello staff tecnico che Friedkin ha in testa.

Nessun cambio anche alla guida tecnica: Paulo Fonseca resterà in panchina, quanto meno nel breve termine: troppo ravvicinato l’avvio della nuova stagione per pensare a una virata.

NEGOZIATI PER GENOA E PARMA, RIFLETTORI SULLA LEGA CALCIO

La Roma, si diceva, non è l’unico club calcistico italiano oggetto di trattative per un passaggio di mano. La settimana scorsa è stata caratterizzata da indiscrezioni su un’offerta per il Genoa presentata da una cordata guidata da Gestio Capital, family office con sede a Londra fondato da Matteo Manfredi, che ha confermato il negoziato tramite una nota. Della cordata farebbero parte Aser Ventures, società di Andrea Radrizzani (proprietario del Leeds), e un operatore di private equity Usa. Agli aspiranti compratori del Grifone, però, ha replicato sprezzante l’attuale proprietario, Enrico Preziosi: “Vendo solo a chi è in grado di dare le stesse garanzie messe sul tavolo da me in questi anni. E se una trattativa è seria non la si fa pubblicamente”.

Parallelamente, Preziosi avrebbe ricevuto un’offerta dall’imprenditore marocchino Rahhal Boulgoute, con interessi nel settore immobiliare e nelle rinnovabili. Il negoziato procede sottotraccia e il fatto che il vulcanico proprietario di Giochi Preziosi non abbia riversato fiele sulla proposta di Boulgoute può indurre a pensare che ci siano basi concrete.

Procede a rilento la trattativa per il passaggio di proprietà del Parma. A fine luglio pareva fatta con la famiglia qatarina Al Mana, con interessi in vari campi, dagli hotel al lusso, dagli immobili allo sport. A vendere sarebbe il gruppo di imprenditori locali, riuniti nella società Nuovo Inizio. Da inizio agosto, però, il negoziato sembra essere entrato in una fase di stallo, sparendo dai radar. Ma non è detto che, in vista della nuova stagione, non si registri un’accelerazione dopo la pausa ferragostana. Nel frattempo, il Parma si è impantanato e ha perso il direttore sportivo (artefice principale delle ultime buone stagioni dei crociati), Daniele Faggiano, passato al Genoa nel ruolo di plenipotenziario del mercato.

Non va dimenticato, poi, che altri club di Serie A sono in mano a soggetti finanziari (il Milan con Elliott, innanzitutto) o partecipati da operatori di private equity (Lion Rock nell’Inter targata Suning). E periodicamente emerge l’interesse di fondi e cordate finanziarie per le società calcistiche (la Sampdoria è uno dei nomi più gettonati).

Intanto, c’è grande attesa per la presentazione, entro il 25 agosto, delle offerte vincolanti per l’acquisizione di una partecipazione nella media company della Lega Calcio che gestirà i diritti tv. A inizio luglio l’organismo guidato da Paolo Dal Pino si è affidato a Lazard come advisor per valutare le proposte. La banca d’affari ha messo in campo una squadra di top player dell’investment banking, formata dal ceo Marco Samaja, dal deputy ceo Igino Beverini e dal managing director Alessandro Foschi, completata da Carlo Gallovich e Federico Bertolini. Ci sono visioni diverse tra i presidenti dei club e non è detto che, alla fine, si scelga la strada della cessione di una quota a uno o più operatori di private equity. Di certo, la vicenda testimonia che, anche senza il pubblico negli stadi, il calcio resta un investimento appetibile.

NEGLI USA UNA SPAC PER COMPRARE UN CLUB EUROPEO

Uscendo dai confini nazionali, ricostruire il panorama degli investimenti di soggetti finanziari nel mondo dello sport significherebbe elencare una sfilza davvero lunga di nomi di franchigie e di fondi, nonché di discipline (a parte calcio, basket, hockey, football e baseball, il private equity ha messo piede nell’automobilismo e nel rugby).

Negli Stati Uniti è stata creata una spac, denominata RedBall, che si prefigge l’obiettivo di realizzare l’acquisizione di un team sportivo. Nel mirino non c’è una franchigia degli sport più amati dagli americani, bensì un club calcistico europeo. Secondo Axios, la spac potrebbe raccogliere circa 2 miliardi di dollari: Forbes stima che solo otto squadre di calcio europee abbiano valutazioni superiori a quella cifra.

Non solo. Dyal Capital Partners sta raccogliendo fino a 2 miliardi di dollari per un fondo che punta ad acquisire partecipazioni di minoranza nelle squadre Nba. E Arctos Sports Partners aspira a raccogliere 1,5 miliardi per un fondo che acquisterà partecipazioni in più campionati. Diversi analisti prevedono che nasceranno numerose spac – tornate in auge negli Usa dopo un periodo di appannamento – focalizzate sugli investimenti nello sport.

In Inghilterra, infine, il Newcastle sarebbe oggetto del desiderio di Bellagraph Nova Group (Bng), un operatore di private equity con sede a Singapore.  Bng è stata fondata da Nelson e Terence Loh, due cugini, ex banker della divisione di investment banking di JP Morgan, e da Evangeline Shen. Bng ha ufficializzato di essere a uno “stato avanzato delle trattative”.

Il 30 luglio scorso un consorzio formato dal fondo saudita Public Investment Fund (Pif), Reuben Brothers e dall’imprenditrice Amanda Staveley si è ritirato dalla trattativa per l’acquisto dei Magpies dopo che la Premier League ha chiesto chiarimenti sui legami tra Pif e la monarchia di Riad: il presidente del fondo, infatti, è il principe ereditario Mohammed bin Salman. Nell’aprile scorso, quindi in piena esplosione della pandemia, il consorzio aveva raggiunto un accordo per comprare il Newcastle, franchigia e stadio, per 300 milioni di sterline da Mike Ashley.

Noemi

SHARE