Ubi verso la riduzione delle filiali e all’avvio del progetto Banca Unica

L’obiettivo è fissato a un utile netto pari a 730 milioni nel 2019 (erano 116,8 milioni nel 2015), con un Rote al 9,4% e Cet1 ratio ‘fully loaded’ di oltre il 12%, e a oltre 870 milioni nel 2020 con un Rote del 10,6%.

Per raggiungerlo, Ubi Banca ha presentato un piano strategico, con una stima una crescita dei proventi operativi da circa 3,4 miliardi nel 2015 a 3,6 nel 2019 e a 3,8 nel 2020, che tocca vari punti all’interno del gruppo e punta a un forte “contenimento degli oneri operativi da 2,3 miliardi di euro nel 20153 a circa 1,98 miliardi nel 2019-2020”. Questo nonostante investimenti in arco di piano per circa 540 milioni di euro, per il 72% a sostegno dello sviluppo dei ricavi.

La riduzione dei costi dovrebbe arrivare innanzitutto dalla chiusura di circa 280 punti vendita, con il rinnovamento “di oltre il 40% della rete fisica con forte spinta sulle filiali cashless” e l’uscita di circa 2.750 risorse, con l’ingresso di circa 1.100 in arco di piano, che prevede anche un programma di formazione, un aumento della flessibilità e un rafforzamento della quota di retribuzione variabile, per il raggiungimento di un cost/income del 54% al 2019 e del 52% al 2020.

In secondo luogo un risparmio verrà dalla razionalizzazione del modello distributivo. La banca ha infatti dato il via libera al passaggio alla Banca Unica, ossia la fusione per incorporazione di 7 banche rete in Ubi Banca entro la prima metà del 2017, “con risparmi a regime di oltre 80 milioni lordi cui si aggiungono i benefici fiscali sul trasferimento dei dividendi infragruppo”, si legge nella nota. In particolare Ubi ha concordato con le Fondazioni il riacquisto delle partecipazioni di minoranza principalmente tramite concambio delle azioni con un beneficio in termini di CET1 fully loaded di circa 30 punti base. A seguito della fusione, gli azionisti titolari di partecipazioni superiori al 3% del capitale sociale di Ubi Banca saranno Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con il 5.90% e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia al 5.20%.

In questa operazione, che dovrebbe terminare entro il primo semestre 2017, il gruppo è affiancato da Morgan Stanley in qualità di advisor finanziario mentre il Comitato Parti Correlate e Soggetti Collegati di UBI Banca è stato assistito da Citigroup quale advisor finanziario indipendente. 

La banca guidata da Victor Massiah (nella foto), nel piano strategico prevede inoltre un aumento delle coperture pro-forma dei crediti deteriorati al 31 marzo 2016, inclusi gli stralci, al 43,3% dal 37,8% (quelle delle sofferenze al 58% circa dal 52,6% circa) “grazie al recupero parziale della shortfall (850 milioni) che oltretutto permette una liberazione di capitale computabile per il Cet1 di circa 40 punti base”, dice la nota.

Ubi prevede inoltre un’evoluzione moderata delle componenti patrimoniali, con i crediti netti verso la clientela in crescita da circa 85 miliardi a fine 2015 a circa 89 miliardi nel 2019 e 92 nel 2020 (cagr 1,3% e 1,7%), la raccolta totale da clientela ordinaria in crescita da 152,1 miliardi a fine 2015 a circa 166 nel 2019 e 172 nel 2020, all’interno della quale è prevista la migrazione di raccolta diretta obbligazionaria e di raccolta amministrata verso la raccolta gestita. 

Inoltre, l’incremento della raccolta istituzionale è prevista da circa 13 miliardi a fine 2015 a oltre 23 miliardi nel 2019 e a circa 26 miliardi nel 2020, anche in ottica di progressivo rimborso del Tltro.

 

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