L’importanza di chiamarsi Vitale & Co

È la giusta intensità della stretta di mano quando ci si presenta, il biglietto da visita della propria reputazione. Il proprio “brand” è l’elemento che per primo raggiunge l’interlocutore e quello che resta maggiormente impresso.
In ogni occasione, che sia un incontro amichevole o un beauty contest per un mandato, il proprio nome, la propria ragione sociale, scritti in un determinato carattere e con uno specifico colore, identificano un’azienda sul mercato e possono essere determinanti nel definirne l’autorevolezza e l’affidabilità.
Una regola che non vale solo per una società nel consumer business o per un prodotto, ma anche per le boutique di consulenza finanziaria e, in generale, per tutto il mondo dei servizi finanziari.

Lo ha capito bene Vitale & Co., fra le più grandi banche d’affari italiane conosciuta fino a poco tempo fa come “Vitale & Associati”. La società, che conta 30 professionisti (fra i quali il presidente Guido Roberto Vitale e i managing partners Daniele Sottile (nella foto), Alberto Gennarini e Orlando Barucci), e un fatturato che nel 2013 è stato pari a circa 12 milioni di euro, ha deciso dopo 14 anni di vita di stravolgere il vecchio brand e ripartire da zero. Dal layout dei bigliettini da visita alla carta intestata, passando per il sito internet. «Stiamo cambiando tutto – racconta a Mag, Sottile – partendo proprio dal nome che, seppur simile a quello precedente, ci sembrava più istituzionale». Un’operazione di restyling a 360 gradi che non lascia nulla al caso, nemmeno il colore: «Abbiamo scelto il colore blu, che è il colore dominante nel mondo della finanza, così come, ad esempio, nel campo della consulenza industriale si trova spesso il rosso o il verde».

UN NOME FUORVIANTE
Cosa ha spinto il gruppo a cambiare in modo così radicale la propria immagine? Semplice: «Ci scambiavano, in molti, per uno studio legale», spiega il managing partner. Al telefono, continua, «mi sentivo non di rado chiamare avvocato e questo ovviamente ci penalizzava. I clienti, soprattutto quelli stranieri, con quella vecchia denominazione non riuscivano a cogliere sempre la natura della nostra attività, la tipologia professionale, il nostro modo di operare e la nostra organizzazione interna. Alla fine ci siamo detti che era arrivato il momento di cambiare».

Anche per una boutique di consulenza finanziaria da tempo sul campo come Vitale & Co. il brand resta dunque un aspetto da non sottovalutare: «È la seconda cosa in ordine di importanza, è il chip che permette di essere presi in considerazione da un potenziale cliente per un mandato e conta a livello di interazione fra l’investment bank e gli altri interlocutori», aggiunge.

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