Revisione: il Tribunale di Milano sanziona la nuova Bdo Italia citata da Mazars

È scontro aperto fra la società francese di revisione Mazars e la nuova Bdo Italia, nata nell’estate scorsa dopo lo spin off della quasi totalità dei soci di Mazars Italia nel nuovo network. 

Dopo il passaggio, il gruppo francese si è rivolto quasi immediatamente al tribunale e la scora settimana ha ottenuto dal Tribunale di Milano un’ordinanza favorevole nella disputa con la società italiana Bdo. 

L’ordinanza, emessa dalla Sezione specializzata in materia di Impresa “A”, presieduta da Marina Anna Tavassi, prevede nei confronti della nuova società il sequestro dei documenti “riservati”, lo stop all’utilizzo del software di proprietà di Mazars e la comunicazione ai clienti che da Mazars sono passati in Bdo del diritto di recesso entro 3 mesi.

In sostanza, stando al Tribunale, Bdo Italia avrebbe in primo luogo indebitamente usato il software di proprietà di Mazars, in quanto è la sede francese che ha un accordo di licenza con il fornitore e, secondo le clausole del contratto, «il software Audisoft V9 non avrebbe potuto costituire oggetto di cessione neppure unitamente alla cessione del ramo di azienda».

Inoltre, Bdo sarebbe stata in possesso – secondo i giudici – di informazioni e documenti riservati «indebitamente prelevati e – ancorchè legittimamente ricevuti anteriormente alla cessione – ora indebitamente detenuti e/o utilizzati». Infatti, secondo il Tribunale di Milano, è stata «accertata» – a seguito dell’operazione di «descrizione», ossia di perquisizione di Bdo chiesta e ottenuta da Mazars lo scorso ottobre – la presenza, nella sede di Bdo Italia, di documenti riservati dell’Organizzazione Internazionale di Mazars. Per il giudice di Milano «il numero di file aventi nome e contenuto identico a quelli del portale Mazars (….) appare comunque significativo ed idoneo a dimostrare un comportamento di indebita appropriazione o di indebito utilizzo».

Il Tribunale dunque «dispone il sequestro dei documenti riservati e delle informazioni riservate di Mazars comunque detenute dai resistenti, siano essi in formato cartaceo e/o elettronico, presenti su computer, laptop, ma anche smartphone, tablet, server, chiavette Usb e icloud». E lo stop «all’ulteriore abusiva acquisizione, utilizzazione e comunicazione di informazioni riguardanti Mazars».

Infine, ai 1100 clienti ex Mazars che avevano contratti in corso Bdo Italia ha comunicato il passaggio del team Mazars a Bdo come cessione d’azienda. Per il Tribunale questa comunicazione non è stata sufficiente a far comprendere loro che la nuova società era uscita dall’orbita di Mazars per entrare in quella del gruppo Bdo. «Il complessivo contenuto della comunicazione – sostiene il giugice – non metteva il cliente in grado di comprendere le conseguenze dell’operazione realmente realizzata in modo da poter giudicare se ci si potesse avvalere o meno del diritto di recesso». Per questo, il Tribunale– oltre a inibire a Bdo Italia l’uso, in qualsiasi forma e contesto, del marchio e di oggetti con segni distintivi “targati” Mazars – ordina alla nuova società di inviare comunicazione scritta (entro 30 giorni) a tutti i clienti, per spiegare che non si è trattato di una «generica aggregazione», ma di cessione di ramo d’azienda e prospettando loro, entro 3 mesi, la facoltà di recesso.

Dal canto suo Bdo Italia farà probabilmente ricorso, chiedendo anche la sospensione, entro il tempo prestabilito, il 1 marzo.

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