Ubi Banca, si dimette il ceo Victor Massiah. Primo semestre con utile in crescita

Era un annuncio per certi versi atteso ma che comunque scuote il mercato. Nel giorno della presentazione della semestrale, il ceo di Ubi Banca Victor Massiah (nella foto) ha rassegnato le sue dimissioni al termine della conference call con gli analisti finanziari per i risultati del primo semestre. La scelta avviene in seguito alla riuscita dell’Ops di Intesa Sanpaolo, che la scorsa settimana ha conquistato il 90,2% di Ubi Banca (leggi la notizia su Financecommunity).

“Abbiamo tutti insieme condiviso questo approccio complessivo: valori e competenza, in sintesi qualità. Che la banca più grande del Paese abbia sentito il forte bisogno di acquisire Ubi è in fondo testimonianza di come questa qualità fosse percepita anche e soprattutto all’esterno: ne dovete essere fieri”. Così il ceo di Ubi ha salutato i colleghi in una lettera ai colleghi.

Il cda di UBI Banca prende atto del successo dell’Opas di Intesa Sanpaolo, ottenuto dopo il rilancio per cassa di oltre 650 milioni aggiuntivi rispetto all’offerta iniziale, e auspica la massima valorizzazione dell’eredità del gruppo UbI all’interno del gruppo Isp”, ha poi commentato il cda della banca guidato dalla presidente Letizia Moratti. “Sin d’ora – si legge – nell’attesa del regolamento dell’Opas, i consiglieri di Ubi Banca manifestano la propria intenzione di rimettere il proprio mandato nelle mani dell’offerente rimanendo, se del caso, in carica per garantire la continuità operativa e gestionale nonché la corretta amministrazione della Banca fino all’assemblea di rinnovo degli organi”. La nota chiude con un “sentitissimo ringraziamento” dovuto a Victor Massiah, all’intero management team e ai dipendenti tutti per come si sono spesi per assicurare, anche nei complicati mesi del Covid- 19 e dell’Opas, una performance operativa al di sopra delle aspettative”.

I risultati
“Un’elevatissima disciplina sugli attivi e i passivi è l’eredità che lasceremo al nuovo azionista”, ha dichiarato Massiah nella call con gli analisti dedicata alla semestrale. Ubi Banca chiude infatti il primo semestre con un utile a 184,3 milioni di euro, in crescita del 38,1% rispetto all’analogo periodo del 2019 (su cui pesavano gli oneri una tantum da oltre 42 milioni relativi all’accordo sindacale), dando prova di resilienza anche in uno scenario economico fortemente impattato dal Covid19.

In particolare nel secondo trimestre l’utile netto è stato pari a 90,7 milioni, in linea con i 93,6 del primo trimestre dell’anno, nonostante l’impatto del lockdown per Covid19 sui ricavi e maggiori rettifiche su crediti e in crescita dell’81,5%.

Tornando al semestre, i proventi operativi si sono attestati a 1,8 miliardi (-1,8%), con margine di interesse a 803 milioni (-9,3%) e commissioni nette a 823,7 milioni (+1,3%). In calo dello 0,8% a 1,18 miliardi gli oneri operativi, per un rapporto cost/income salito al 65,6%. Sul fronte patrimoniale, il Cet1 fully loaded sale al 13,41% (da 12,86% di marzo) “scontando pro-quota un’ipotesi di dividendo pari a 0,2 euro per azione per l’esercizio 2020”.

L’Npe ratio si attesa al 7,48% (dal  7,51% a marzo 2020) e 6,6% pro-forma escludendo la cessione di
circa 800 milioni di sofferenze di piccole e medie imprese in corso di lavorazione.  Crescono poi la raccolta diretta a 98,6 miliardi (+4,8% vs marzo 2020) e quella indiretta a 98,7 miliardi (+7% vs marzo 2020).

La dotazione di capitale, la posizione di liquidità e la qualità degli attivi del Gruppo Ubi, oltre all’elevata professionalità e dedizione del Personale, si sono confermati fondamentali per affrontare convtranquillità la crisi, assistere i territori e conseguire i risultati significativi riportati a conclusione del primo semestre 2020″, si legge nel comunicato.

Per la seconda parte dell’anno, spiegano da Ubi, “in assenza delle citate operazioni straordinarie e di una nuova emergenza Covid19, si prevede la buona tenuta dei ricavi “core” (margine di interesse e commissioni nette) e il proseguire dell’attento controllo dei costi. Una dinamica che sarà influenzata dal completamento della cessione massiva di sofferenze di pmi, peraltro già in gran parte spesata nel 2019, e dallo scadere, se non prorogate, delle moratorie concesse per aiutare la tenuta di famiglie e imprese”. Anche se molto dipenderà da cosa come il nuovo proprietario Intesa Sanpaolo imposterà la gestione.

Noemi

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