Vintage Capital, da Gioco Digitale a Banzai

Il mondo della finanza corre verso lo start up business. Nell’ultimo anno il mercato delle baby imprese ad alto valore tecnologico ha attirato sempre più operatori del settore, fra banche, fondi e assicurazioni, che hanno dato vita a molti progetti e joint venture in favore delle start up.
Solo per citarne alcuni, UnipolSai, attraverso UnipolSai Future Lab, ha co-finanziato sette progetti innovativi tramite il portale di crowdfunding Eppela, Banca Mediolanum ha investito 3 milioni di euro nel fondo di venture capital United Ventures e Unicredit ha stanziato 150 mila euro per una startup assieme al venture capital LVenture. Senza contare poi il programma Start & Smart del ministero dello Sviluppo economico, che con Invitalia ha messo a disposizione 250 milioni di euro per start up innovative o persone fisiche che vogliano iniziarne una.

Mettere in moto questo business significa anche promuovere sul mercato l’eccellenza italiana e attrarre investitori. È il caso di Pizzabo.it, start up bolognese acquisita dal gruppo tedesco Rocket Internet, o le mappe tematiche di Map 2 App del ventenne Pietro Ferraris ceduto a Bravo Fly-Volagratis. Tuttavia in Italia «mancano ancora un contesto di mercato, una mentalità e soprattutto capitali veri», spiega Stefano Siglienti (nella foto), presidente di Vintage Capital, private equity e advisory firm specializzata nel settore delle nuove tecnologie. Secondo i dati degli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e di Italia Startup, gli investitori istituzionali sono 36 e le imprese finanziate nell’ultimo anno 197, contro le oltre 3mila iscritte al registro della Camera di commercio. Certo il tasso di mortalità resta alto, «ma si tratta di un dato fisiologico che vale in tutto il mondo ed esistono anche realtà virtuose pronte a fare il salto qualitativo», osserva Siglienti. Con Vintage Capital, Siglienti e il suo team, composto da Andrea Gerosa, Roberta Vercellotti e Vu Vuong, sono gli advisor che hanno accompagnato lo scorso febbraio una di queste realtà virtuose, la società di e-commerce Banzai, nella quotazione sul segmento Star di Borsa Italiana.

GIOCO DIGITALE, UNA CESSIONE DA 115 MILIONI
Nata nel 2009, Vintage Capital si occupa sia di investire e sia di assistere aziende nei settori internet, new economy e tecnologia digitale e anche di seguire gli investitori che vogliono finanziare questi progetti. Il focus è su «società in forte crescita, con qualche ricavo ma quasi mai già profittevoli. Le accompagniamo in percorsi di sviluppo, dalla ricerca di acquirenti internazionali alla quotazione», aggiunge.
Una boutique che si dedica totalmente alle start up tecnologiche: «Mi stupisco sempre a vedere la quantità e la qualità di progetti in questo settore» osserva Siglienti, che è anche membro del board di P101, società di venture capital specializzata in investimenti early stage nel digitale. Dalla nascita, Vintage Capital ha seguito progetti per un valore complessivo di mezzo miliardo con fatturato e ritorni sugli investimenti «di grande soddisfazione» quasi vicini al milione di euro. Fra i primi deal c’è stata la cessione di Gioco Digitale, operatore di giochi online guidato da Carlo Gualandri, al colosso austriaco del settore Bwin, il quale, per chiudere l’operazione, ha messo sul piatto oltre 115 milioni di euro, 50 in contanti, il resto sotto forma di azioni (il 7% circa del gruppo) ai soci dell’azienda italiana.
«Quella di Gioco Digitale è stata una storia di grandissimo successo e un esempio di management con una visione molto chiara – racconta Siglienti -. Abbiamo raccolto capitali per circa 9 milioni in totale e alla fine la società è diventata fra i primi player sul mercato, suscitando un interesse immediato dei colossi del settore». La consapevolezza «che non sarebbe riuscita a crescere ancora in un mercato così competitivo da sola» ha poi portato alla decisione di cedere tutta la società. «È stata una operazione molto positiva per entrambi i soggetti», ha aggiunto.

CON BANZAI A PIAZZA AFFARI 
L’operazione più significativa dell’ultimo anno è stata la quotazione di Banzai. La società di e-commerce ed editoria verticale fondata da Paolo Ainio ha chiuso il collocamento, riservato agli investitori istituzionali, di 8 milioni di azioni a 6,75 euro, nella parte bassa della forchetta di prezzo, con una capitalizzazione di 274 milioni. Dal momento dello sbarco a oggi ha lasciato sul terreno intorno al 15%.
«Sinceramente non ci aspettavamo un debutto così debole – ha commentato Siglienti – ma per il momento non traiamo conclusioni perché c’è sempre un periodo iniziale di stabilizzazione, solitamente il primo mese, durante il quale può capitare che il titolo oscilli per questioni puramente di trading. È successo anche a Zalando, che è una società molto più grande». In ogni caso, considerando il settore e l’ascesa dell’azienda, per Siglienti si tratta di un risultato soddisfacente: «La quota offerta in aumento di capitale è stata più che coperta e questo significa che la società ha riscosso interesse».
Il risultato è ancor più significativo se si considera che raramente, soprattutto in Italia, capita di vedere arrivare sul mercato aziende che erano start up e che hanno avuto una crescita così veloce. Il 2014 per Banzai si è chiuso con con 185 milioni di euro di ricavi (+21% dai 153 milioni del 2013), con un ebitda di 3,8 milioni (da 2,5 milioni). «Con Banzai abbiamo lavorato intensamente per sei mesi – racconta Siglienti –, affiancando il management ogni giorno. Aziende come questa hanno infatti bisogno di tutto il supporto possibile in una operazione straordinaria come la quotazione, dalla redazione del business plan alla ricerca delle banche collocatrici». Il momento più difficile è però stato qualche anno fa, quando…

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