Principali società italiane: nel 2023 Eni supera Enel. I dati di Mediobanca
L’Area Studi Mediobanca ha presentato la 59esima edizione della pubblicazione su Le Principali Società Italiane. Lo studio analizza i bilanci relativi all’esercizio 2023 di 2.881 aziende, suddivise in base al settore in cui operano. Nel dettaglio: 2.353 società industriali e di servizi, 30 di leasing, 35 di factoring e credito al consumo, 365 banche e 98 assicurazioni.
Graduatoria delle aziende industriali e dei servizi: l’energetico-petrolifero continua a primeggiare
La classifica dei fatturati 2023 dell’industria e dei servizi è dominata da tre gruppi energetico-petroliferi pubblici, con un cambio al vertice rispetto all’edizione precedente: Eni (93,7 mld di euro) supera Enel (92,9 mld di euro) seguita da GSE (55,1 mld di euro). La supremazia del colosso petrolifero è confermata anche dai dati del primo semestre 2024 con ricavi pari a 44,7 miliardi di euro rispetto ai 38,7 del principale operatore elettrico italiano. In un contesto caratterizzato dall’indebolimento delle quotazioni delle principali commodities, l’energetico- petrolifero continua ad essere il settore più rappresentato con 9 player nella Top 20, nonostante i cali di fatturato.
Tornando alla graduatoria, la quarta posizione (era quinta nel 2022) è occupata da Stellantis Europe, primo operatore manifatturiero in classifica, con un fatturato pari a 27,8 miliardi di euro, mentre al quinto posto, in salita di 5, si trova Telecom ( 16,1 mld) top player del comparto dei servizi. Rimanendo in ambito manifatturiero, Prysmian (gomma e cavi) è sesta con ricavi pari a 15,4 miliardi di euro, seguita dalla meccanica Leonardo (15,3mld, +4 posizioni). Il comparto energetico si ripresenta nei tre posti successivi con Edison (15mld), Hera (14,8mld) e A2A (14,4mld), tutte in regresso rispetto all’edizione precedente. Ferrovie dello Stato, undicesima con un giro d’affari pari a 14,3 miliardi di euro, guadagna 2 posizioni ed è seguita dall’impiantistica Saipem (11,9mld, +5 posti). A seguire, la petrolifera Saras tredicesima (11,4mld, -4 posizioni), Poste Italiane (servizi pubblici, 10,4mld, +4), Parmalat (alimentare, 10,2 mld, +1) e altri due player petroliferi: Kuwait Petroleum Italia (9,7mld, -1) e Italiana Petroli (9,6mld, +2). Salgono nelle prime venti posizioni Edizione (9,6 mld, +5) e Webuild, unico operatore delle costruzioni in Top20 con vendite pari a 9,3 miliardi di euro in salita di 7 gradini. In ventesima posizione si trova Superit (9,1mld, +1), holding che controlla Esselunga e unica rappresentante del panorama della distribuzione moderna tra le prime venti aziende italiane dell’industria e dei servizi.
Le prime venti posizioni sono occupate da nove imprese a controllo pubblico, sei a controllo privato italiano e cinque di proprietà estera; nove appartengono al settore energetico (petrolifero o energia elettrica e gas), quattro alla manifattura e cinque alla gestione di infrastrutture, alle costruzioni o ai servizi.

Le aziende miliardarie: un confronto tra il 2023 e il 2003
Delle 1.571 imprese con graduatoria, sono 274 quelle con vendite superiori al miliardo (erano 278 nella scorsa edizione). Esse segnano un fatturato di 1.075 miliardi di euro, per il 34,2% riferibile a società a controllo pubblico. I dipendenti sono 1,9 milioni. Il fatturato medio è di 3,9 miliardi, il numero medio di dipendenti è pari a 7.031 unità. Il 37,1% del fatturato aggregato di queste aziende proviene dall’energetico e petrolifero (per il 74,8% a controllo pubblico), il 10,3% dalla produzione di mezzi di trasporto (20,6% pubblico), l’8,6% dalla grande distribuzione (food e non food) e il 5,3% dal comparto alimentare e bevande. Tutti gli altri settori incidono per una quota inferiore al 4%. Nel 2023 queste aziende hanno registrato, in aggregato, un Ebit Margin del 7,4% e un rapporto tra risultato netto e fatturato pari al 4%. Il debt equity ratio è pari all’89,6%.
Venti anni prima la graduatoria era composta da 1.399 aziende e quelle con vendite oltre il miliardo (a moneta del 2023) erano 160, per un giro d’affari di 641,5 miliardi di euro, di cui il 29,2% in capo a imprese pubbliche. La loro forza lavoro era composta da 1,6 milioni di persone. Il fatturato medio era di 4 miliardi (sempre a valori del 2023) e il numero medio dei dipendenti si fissava a 9.857 unità. Quanto ai settori, queste le incidenze in termini di fatturato: 26,5% energetico e petrolifero (69,8% pubblico); 20,1% produzione di mezzi di trasporto (13,2% pubblico); 12,3% servizi pubblici (35,3% pubblico); 5,1% grande distribuzione (food e non) e 4,5% alimentare e bevande. Nel 2003 le 160 imprese registravano un Ebit Margin dell’8,4% e un rapporto tra risultato netto e fatturato pari al 3%. Il debt equity ratio era pari al 105,4%.
I campioni di utili e le maggiori perdite dell’industria e dei servizi
Eni è la regina degli utili con 4,8 miliardi di euro nel 2023 (in diminuzione dai 13,9mld nel 2022, per effetto del minor contributo del business Exploration & Production che ha risentito della già citata flessione del prezzo del petrolio e delle quotazioni del gas naturale) seguita da Enel con 3,4 miliardi (1,7mld nel 2022). Stellantis Europe è il terzo campione di utili conseguiti nel 2023 con 2,2 miliardi (0,3mld); seguono Poste Italiane con 1,9 miliardi (1,6mld) e Ferrari che chiude a quota 1,3 miliardi di euro (+41,6%).
Al primo posto delle perdite si trova Telecom con 1,4 miliardi (9% delle vendite), anche se in miglioramento rispetto agli esercizi precedenti. Seguono Sky Italian Holdings che registra una perdita di 0,5 miliardi di euro (25,6% delle vendite) e Vodafone Italia con risultato negativo pari a 0,4 miliardi (9,2% del fatturato).
I principali datori di lavoro con più di 40mila dipendenti
L’Allegato 3 mostra le imprese con una forza lavoro superiore alle 40mila unità. Il gruppo con il maggiore numero di dipendenti è Poste Italiane con 119.310 risorse, in calo dello 0,4% rispetto al 2022. Segue Ferrovie dello Stato (92.446, +8,3%). Sopra le 50mila unità si trovano Enel (61.055,
-6,2%) e Leonardo (53.566, +4,2%). Chiudono questa classifica Telecom (47.149, -6,4%),
Oniverse Holding (45.094, +1,8%) e Almaviva – The Italian Innovation Company (44.469, -1,7%).
La graduatoria dei maggiori “datori di lavoro” sul solo territorio italiano vede in prima posizione Poste Italiane i cui dipendenti sono quasi tutti nazionali; circa 81mila dipendenti di Ferrovie dello Stato (l’87% del totale) operano in Italia e ne fanno il secondo gruppo domestico davanti a Telecom con 37,6mila unità a fine 2023 (80% del totale), seguita da Leonardo (33,3mila, 62%) ed Enel (31,5mila, 52%) ultimo gruppo sopra le 30mila teste in Italia.
Poste Italiane si contraddistingue anche per l’alta quota di dipendenti donne occupate: il 53% del totale della forza lavoro. Incidenza ancora più alta, pari all’89%, per Oniverse Holding, che ha in seno, tra gli altri, i brand Calzedonia, Intimissimi e Tezenis e Almaviva – The Italian Innovation Company, 63%. Queste ultime due aziende emergono anche per la significativa presenza di personale under30 (rispettivamente, 55% e 61% del totale dell’organico).
Le Top20 della manifattura
Considerando la sola manifattura le prime 20 aziende realizzano un fatturato aggregato pari a 158,1 miliardi di euro, ovvero 83,6 miliardi in meno rispetto al valore complessivo totalizzato dalle tre energetico-petrolifere sul podio (241,7mld). 16 dei primi 20 operatori manifatturieri hanno registrato una crescita di fatturato, 4 una diminuzione. Nel complesso, la variazione è positiva e si attesta al +5,9% rispetto all’esercizio precedente. Quanto ai risultati d’esercizio 2023, 17 imprese hanno chiuso in utile e 12 hanno messo a segno un progresso rispetto al 2022. Il comparto più rappresentato all’interno della Top20 della manifattura è quello meccanico con 7 aziende di cui 5 produttrici di mezzi di trasporto (Stellantis Europe, Leonardo, Iveco, Fincantieri e Ferrari) e 2 di macchine e attrezzature (Nuovo Pignone Holding e Ali Holding). Nella Top20 della manifattura sono presenti inoltre 4 alimentari (Parmalat, Cremonini, Barilla Holding e Veronesi Holding), 3 metallurgiche (Marcegaglia Holding, Finarvedi e Chimet), 2 operanti nella gomma e cavi (Prysmian e Pirelli & C.), una nelle pelli e cuoio (Prada), una nel farmaceutico (A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite), una nei prodotti per l’edilizia (Buzzi) e una nel chimico (Mapei).
Le Top5 per fatturato
L’Allegato 5 mostra le Top5 per fatturato 2023 delle imprese attive nella produzione e commercializzazione di alcuni significativi comparti.
• Nell’alimentare, il primo operatore è Parmalat (lattiero-caseario) con 10,2 miliardi di euro, seguito da Cremonini (carne e salumi, €5,4mld), Barilla Holding (molini e pastifici,
€4,9mld), Veronesi Holding (carne e salumi, €4mld) e Luigi Lavazza (caffè, €3,1mld).
• Coca-Cola HBC Italia (bibite analcoliche) svetta nel settore delle bevande con un fatturato pari a 1,3 miliardi di euro davanti a Heineken Italia (birra, €0,8mld), Cantine
Riunite & Civ (vino, €0,7mld), Martini & Rossi (bevande alcoliche, €0,6mld) e Birra Peroni
(€0,6mld).
• Il primo player del cartario è Sofidel con fatturato pari a 3,1 miliardi di euro e precede Burgo Group (€1,5mld). In terza posizione si trova Industrie Cartarie Tronchetti (€1,2mld) cui segue a stretto giro Fater (€1,1mld); chiude la Top5 del settore Smurfit Kappa Italia (€0,8mld).
• La regina del farmaceutico è A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite con fatturato pari a 4,4 miliardi di euro seguita da Chiesi Farmaceutici (€3mld), Comifar (€2,5mld) oltre a Angelini Holding e Recordati (entrambe a €2,1mld).
• Nel sistema del Legno-Arredo la medaglia d’oro è di Ikea Italia Retail che, con un giro d’affari pari a 2,2 miliardi di euro, precede Mondo Convenienza Holding (€1,6mld) e Inca Properties, capogruppo di Friul Intagli Industries (€0,9mld). Chiudono la Top5 del comparto Saviola Holding (€0,8mld) e Poltronesofà Holding (€0,6mld).
• Nuovo Pignone Holding è la capofila dell’elettro-meccanico, con vendite pari a 6,5 miliardi di euro. Seguono Ali Holding (€4,4mld), Danieli & C. – Officine Meccaniche (€3,9mld), Brembo (€3,8mld) e STMicroelectronics (€3mld).
• La Top5 del settore dei mezzi di trasporto vede al primo posto Stellantis Europe con fatturato pari a 27,8 miliardi di euro. Leonardo occupa la seconda posizione con un giro d’affari di 15,3 miliardi, mentre Iveco ricopre la terza posizione (€8,4mld). Chiudono la Top5 del comparto Volkswagen Group Italia (€7,5mld) e Fincantieri (€7,4mld).
• Prada (pelli e cuoio) primeggia nel Sistema Moda (€4,7mld) e precede Guccio Gucci (pelli e cuoio, €4,5mld), Luxottica Group (occhialeria, €4,1mld), Oniverse Holding (abbigliamento, €3,1mld) e Moncler (abbigliamento, €3mld).
• Infine, nel comparto vetrario svetta Stevanato Group (€1,1mld). Il secondo player è Berlin Packaging (Europe) con 1,1 miliardi di euro, seguito da O-I Italy (€1mld) e Zignago Holding (€0,9mld). Chiude la classifica del settore Verallia Italia con un giro d’affari pari a 0,9 miliardi di euro.
Le imprese più dinamiche del Quarto Capitalismo
Sono 13 le società dinamiche del Quarto Capitalismo, ossia le manifatturiere a controllo familiare italiano della fascia dimensionale intermedia nel sistema economico nazionale, cresciute per fatturato e redditività. Si tratta nello specifico di aziende che nel 2023 hanno realizzato un incremento del fatturato pari ad almeno il 20% rispetto al 2022 e hanno ottenuto un’incidenza del risultato sul giro d’affari non inferiore al 4% sia nel 2023 che nel 2022. La loro distribuzione geografica è eterogenea: quattro hanno sede nel Nord Ovest (tre in Lombardia e una in Piemonte), due nel Nord Est (entrambe in Emilia Romagna), quattro nel Centro (due in Toscana, una in Umbria e una nel Lazio) e tre nel Sud e Isole (rispettivamente, in Abruzzo, Campania e Sardegna). Quanto alla ripartizione settoriale, si segnala la prevalenza dei comparti farmaceutico e meccanico, entrambi con tre player, a cui seguono abbigliamento, alimentare e metallurgico (ciascuno con 2 aziende) e i prodotti per l’edilizia (1 operatore). Si tratta di realtà con una quota molto elevata di fatturato oltreconfine: in aggregato le loro esportazioni valgono il 75% delle vendite, quota che si confronta con il 46% dell’intero IV Capitalismo.