Banca Finnat guarda alla crescita: focus su risorse interne, prodotti e Aim

Nell’anno in cui spegne 120 candeline, Banca Finnat guarda al prossimo triennio e intende guadagnare un nuovo posizionamento sul mercato attraverso una crescita sia interna che, per una piccola parte, per linee esterne.

A riferirlo è l’amministratore delegato Arturo Nattino (nella foto) che ha illustrato alla stampa la strategia del gruppo per i prossimi tre anni.

“Siamo nati nel 1898 come agente di cambio e negli anni ci siamo trasformati fino a diventare una banca vera e propria, percorrendo tappe come il lancio della nostra sgr, Investire Immobiliare, nel 2002”. Oggi “contiamo su asset per 15 miliardi di euro di valore, per metà provenienti dalla sgr e per l’altra metà dalla banca fiduciaria”. Il punto di forza è proprio il private banking, “nel quale registriamo 4,2 miliardi di masse provenienti dalla pura clientela privata”. Ed è qui che la società intende infatti consolidarsi, in particolare attraverso l’inserimento di nuove risorse senior. “L’obiettivo è di passare dai 43 private banker attuali a circa 60-70 professionisti nel giro di tre anni” arrivando quindi a gestire masse per circa 6 o 7 miliardi.

Una strada quasi obbligata, in particolare dopo la fumata nera delle acquisizioni esterne. “Avevamo fatto un’offerta consistente per rilevare Cesare Ponti”, ha detto Nattino, “ma non è andata in porto” e ora “le opportunità di aggregazioni si sono rarefatte, in particolare per chi come noi cerca realtà più piccole che si possano assorbire senza che si rinunci alla maggioranza che abbiamo nel nostro gruppo”. Tuttavia qualche opportunità c’è, soprattutto all’estero e in particolare in Svizzera, dove, ha specificato l’ad e dg, “abbiamo un buon posizionamento e non escludiamo l’aggregazione con qualche piccolo operatore”. D’altronde quello delle aggregazioni è ormai un trend consolidato nel comparto private banking, basti guardare fra gli altri gli esempi di Banca Esperia, acquisita da Mediobanca, e di Banca Leonardo passata a Indosuez, gruppo Credit Agricole. A spingerle per Nattino sono in particolare la regolamentazione e la concorrenza, che è “sempre più grande”.

L’idea è dunque quella di espandersi sul mercato, in particolare in Nord Italia, e sfruttando il cross selling tra il private banking e l’attività di corporate finance attraverso la quale si affiancano le aziende in alcune attività. Su questo fronte, ha sottolineato Nattino, “siamo fra i principali operatori presenti sul segmento Aim di Borsa Italiana nel ruolo di specialist, abbiamo seguito 35 titoli sul totale e svolgiamo anche ricerche per le piccole imprese. Questo ci consente di avere un contatto quotidiano con l’imprenditore”.  Al momento, ha aggiunto, “siamo a lavoro sulla quotazione di quattro o cinque aziende previste per quest’anno” mentre si è detto interessato a sviluppare opportunità di investimento “in venture capital”, con la collaborazione di LVenture.

Il fulcro del progetto è dunque quello di aumentare la capacità di affiancare i clienti in tutti gli ambiti di attività: “Oggi più della metà della quota di mercato private è in mano alle banche commerciali, le quali però hanno strutture grandi e spesso non sono in grado di stare vicino ai clienti – ha spiegato l’ad -. Noi vogliamo ricoprire il ruolo di vera banca private e fornire tutti i servizi di cui i nostri clienti hanno bisogno”.

Noemi

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