Equita accelera nell’investment banking

Corporate and investment banking, gioie e dolori. Questi ultimi soprattutto per quanto riguarda i conti delle banche nell’ultimo trimestre 2018. A causa delle incertezze e del rallentamento globale, la divisione Cib di tanti istituti di credito ha riportato il segno negativo (per fare qualche esempio, -15% di fee per Bofa, -7% per Goldman Sachs e -1% per Citi, secondo i dati trimestrali riportati dal Financial Times lo scorso gennaio).
È un mercato che sta cambiando pelle. Sono finiti (o quasi) i tempi dei salotti buoni della finanza, delle relazioni prima di tutto: oggi banche e boutique puntano sul presidio del territorio, sul mercato medio-piccolo e su una offerta di servizi a 360gradi che possa essere utile al cliente in tutto ciò che fa, dalla vendita della sua azienda fino al reinvestimento delle risorse ottenute. E negli ultimi due anni sono state diverse le realtà finanziarie che hanno puntato su questo comparto (si veda il MAG numero 95).

Fra queste c’è sicuramente Equita. Nell’ultimo anno e mezzo la banca d’investimento indipendente italiana quotata allo Star e guidata da Francesco Perilli e Andrea Vismara (nella foto) ha portato avanti una significativa campagna di reclutamenti dedicata a rafforzare il team di investment banking registrando l’ingresso di sette risorse e portando il numero di professionisti del team a 28.

Gli obiettivi sono chiari: consolidare la presenza di Equita nel comparto, diventare un advisor di riferimento al pari di altri gruppi internazionali indipendenti, con quelle best practice a supporto delle imprese e un focus settoriale soprattutto su energia, infrastrutture, Tmt e Fig, continuando con la strategia di diversificazione intrapresa già prima della quotazione.

Le sinergie all’interno di Equita non mancano. Dalla ricerca proprietaria, anche per aziende non quotate che vogliono prepararsi al mercato, fino all’advisory sul debito, sono tante le informazioni di cui dispone il team investment banking ed è probabilmente anche su questo che il gruppo intende puntare per distinguersi in un ambito di attività sempre più competitivo.

 

Nuovi arrivi

Come accennato, da settembre 2017 la divisione guidata da Carlo Andrea Volpe, Gaia Mazzalveri e Marco Clerici ha visto l’ingresso di sette nuovi professionisti senior nel team.

Il primo è stato Tommaso Poletto, proveniente da Mediobanca, quale head of financial sponsors mentre a gennaio del 2018 sono arrivati in via Turati 9 anche Andrea Scarsi da K Finance per il mid cap coverage e Alex Barbi da Tamburi Investment Partners quale senior associate corporate m&a.

In estate è stata poi la volta di  Andrea Levantini professionista con esperienza ultraventennale in primarie istituzioni tra cui Morgan Stanley, Deutsche Bank e JP Morgan, che si è aggiunto al team in qualità di managing director, con particolare focus sullo sviluppo e gestione delle relazioni con la clientela istituzionale, e di Giuseppe Randazzo, con più di quindici anni di esperienza in Lehman Brothers, Deutsche Bank e StormHarbour, che entra in Equita come director per seguire le financial institutions all’interno del team dedicato. Per completare il quadro a settembre 2018 sono poi arrivati Marino Marchi, quale director energy & utilities, da Unicredit e Antonio Costagliola quale Vp corporate m&a da Vitale & Co.

 

Ricavi per oltre 20 milioni

Questo rafforzamento è significativo. Storicamente l’attività di Equita è stata concentrata sull’intermediazione di titoli e sulla ricerca, ma negli ultimi anni dai nuovi ingressi si vede una chiara volontà di puntare sull’area anche attraverso una maggiore capacità di origination. Complice è sicuramente la crescita che questo settore ha avuto nel tempo: fino a cinque anni fa l’investment banking pesava per circa il 33% del fatturato e contava 16 persone mentre oggi la divisione ha contribuito per circa il 46% del fatturato – nei primi nove mesi del 2018 il gruppo ha realizzato ricavi complessivi per 48,5 milioni – e conta un numero quasi raddoppiato di risorse nel team.

Nel 2017 i ricavi della linea di business investment banking sono passati da 15,9 milioni dell’anno precedente a 20,2 milioni (+27%) principalmente per l’incremento del numero e del controvalore delle operazioni di finanza straordinaria. Nel 2018 questa crescita è proseguita…

 

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Noemi

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