L’AI traina il private equity e il venture capital. Attesi investimenti per 600 miliardi di dollari entro il 2028

Ogni giorno il settore dell’intelligenza artificiale attrae investimenti per oltre 1 miliardo di dollari: il 2025 si candida ad essere un anno record per valore delle operazioni di investimento che nel primo semestre ha superato i 200 miliardi di dollari (+15% rispetto allo stesso periodo del 2024), con multipli in salita e una crescente attenzione verso i produttori di infrastrutture. In particolare, rispetto al primo semestre del 2024, crescono l’M&A (60 miliardi di dollari vs circa 46), ma soprattutto i megaround per quote di minoranza (40 miliardi di dollari vs 5), trainati dagli investimenti in società GenAI. A questi complessivi 100 miliardi se ne sommano altrettanti confluiti in round di venture capital e private equity, mentre resta limitata l’attività di ipo, in linea con lo scorso anno (circa 5 miliardi di dollari).

Lo rileva il nuovo nuovo studio “AI Reality Check” di Klecha & Co., secondo cui l’AI presenterà le maggiori opportunità di M&A nei prossimi 12 mesi. La ricerca stima che gli investimenti nel settore supereranno i 600 miliardi di dollari entro il 2028. In particolare, nei tre anni successivi al lancio di ChatGPT, ovvero dal 2022 al 2024, complessivamente sono stati investiti oltre 700 miliardi di dollari, 175 dei quali in attività di M&A (+12,1% sul 23).

Gli Stati Uniti guidano ancora gli investimenti con ampio margine: nel 2024 hanno superato i 109 miliardi di dollari contro i 9,3 miliardi di dollari della Cina e i 4,5 miliardi di dollari del Regno Unito. Il Nord America rappresenta circa il 30% del fatturato globale dell’AI, mentre l’India è attualmente leader mondiale nell’implementazione totale dell’AI nelle aziende, (59%) seguita dagli Emirati Arabi Uniti (58%) e da Singapore (53%).

L’ADOZIONE DELL’AI NELLE AZIENDE

Allo stesso tempo, mentre l’adozione dell’AI da parte delle aziende è aumentata – con il 78% delle organizzazioni che ha dichiarato di utilizzarla nel 2024 – le stesse stimano benefici in termini di costi inferiori al 10%. Tanto che si prevede che entro due anni il 40% dei progetti di intelligenza artificiale agentica – ovvero in grado di gestire interi processi in modo autonomo – sarà abbandonato e i relativi investimenti si tradurranno in costi senza benefici alimentando il “Miraggio dell’Intelligenza Artificiale”.

Se per molte imprese l’AI resta un “Miraggio”, i settori “più esposti” all’AI, come l’editoria, hanno visto la loro produttività quasi quadruplicare, passando dal 7% (2018-2022) al 27% (2018-2024)[1] e hanno registrato una crescita tre volte superiore dei ricavi per dipendente rispetto ai settori meno esposti. Il “Miraggio ” è meno diffuso nei settori in cui l’AI può essere applicata a problemi ben definiti con metriche chiare e quantificabili e in cui l’infrastruttura di dati di base è più matura. I casi di successo tendono di fatto a rientrare in due categorie: l’automazione di processi ripetitivi e ad alto volume e l’aumento di attività creative o strategiche in cui l’intelligenza artificiale migliora le capacità umane piuttosto che sostituirle.

Se l’industria tecnologica è naturalmente in testa nell’adozione di GenAI (88%), tra i settori principali beneficiari dell’adozione dell’AI figurano, oltre l’editoria, anche la sanità, l’industria manifatturiera, l’e-commerce e, i servizi finanziari: si stima che l’’intelligenza artificiale generativa potrebbe aumentare il valore del settore bancario di 340 miliardi di dollari.

Tra le funzioni aziendali “più esposte” all’AI e trasversali a diversi settori, figurano il servizio clienti (gli agenti di intelligenza artificiale nell’assistenza clienti hanno per esempio ridotto i tempi di risposta di Lenovo fino al 90%), il Marketing (+ 450% delle percentuali di clic sugli annunci di JP Morgan Chase sviluppati con l’IA) e le Risorse Umane (l’intelligenza artificiale di LinkedIn ha dimezzato i tempi di assunzione).

IL COMMENTO

“L’attuale ondata di investimenti è insostenibile senza un cambiamento fondamentale nel modo in cui l’AI viene pianificata, implementata e misurata. Dalla nostra analisi emerge che solo le aziende che hanno una strategia incentrata in modo prioritario sullo sviluppo di solide piattaforme di dati, potranno accelerare l’aumento della produttività riducendo il rischio che i loro progetti di intelligenza artificiale si trasformino in “pozzi di capitale” che il mercato  inizierà sempre più a penalizzare. Il 2025 si candida ad anno record anche per le operazioni di investimento: ogni giorno il settore attrae oltre 1 miliardo di dollari e sarà nell’AI che ci saranno le maggiori opportunità di M&A nei prossimi 12 mesi, soprattutto in ambito corporate: il settore si consoliderà, mentre l’AI sta già trasformando il panorama delle fusioni e acquisizioni, inaugurando una nuova era di deal making strategico”, sottolinea Stephane Klecha, fondatore e managing partner di Klecha & Co. (in foto).

valentina.magri@lcpublishinggroup.com

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