PwC: Utp a 94 miliardi in calo

Con il problema npls più gestibile, almeno rispetto al passato, ora l’attenzione delle banche e degli altri player del settore sono sempre di più verso i crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, anch

e dall’entrata in vigore delle nuove regole contabili previste dall’IFRS 9 (che sostituisce lo IAS 39).

Parliamo, stando all’ultimo report di PwC, di almeno 94 miliardi di euro di Utp, oltre ai 165 miliardi di sofferenze, presenti a fine 2017 sui libri delle 10 principali banche italiane.

Se consideriamo anche i 5 miliardi di scaduti il totale arriva a 264 miliardi di euro di crediti deteriorati,  in calo dai 324 miliardi del 2016 (di cui 200 miliardi di Npl, 117 miliardi di Utp e 7 miliardi di scaduti).

La buona notizia è che questa maggiore attenzione e il mercato spingono a riduzione ulteriore di questi crediti, hanno detto ancora ieri gli esperti di PwC, in occasione della presentazione dell’ultimo report.

A spingere ci saranno anche le richieste dalle Autorità regolamentari nazionali ed internazionali, cioè linee guida Bce la cui adozione si estenderà in Italia anche alle banche “less significant” (con minor incidenza di NPE) e il calendar provisioning previsto dall’Addendum di BCE, che accelererà significativamente il provisioning dei crediti deteriorati originati a partire dal 2018.

In questo ambito, ha sottolineato PwC, un ruolo significativo potrebbe essere assunto da chi adotterà il business model della “challenger bank” in modo da poter fornire servizi integrati nello specialty finance e nel servicing, offrendo soluzioni olistiche nella gestione dei crediti deteriorati delle banche italiane, inclusa la nuova opportunità del servicing degli utp.

Noemi

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