Arriva l’ok alla fusione tra Banco Popolare e Bpm
Nasce ufficialmente la terza banca italiana, con 4 milioni di clienti, 2.500 sportelli, quasi 120 miliardi di impieghi e una quota dell’8% del mercato.
Il consiglio di amministrazione del Banco Popolare e il consiglio di gestione di Bpm hanno approvato definitivamente l’accordo per l’integrazione tra i due istituti, dopo che la Vigilanza Unica della Bce aveva verificato il rispetto di tutte le condizioni e aveva dato il sostanziale via libera. Si tratta della prima fusione a un anno esatto dal varo del drecreto di riforma delle banche popolari.
Il prossimo passo però prevede l’approvazione da parte delle assemblee che dovranno tenersi subito dopo l’estate, poiché il termine per la fusione è fissato al 1° novembre. Nel frattempo, Bpm dovrà rinnovare il 30 aprile il proprio Consiglio di Sorveglianza, mentre il Banco dovrà convocare i soci per approvare il nuovo aumento di capitale da un miliardo, attraverso varie forme tecniche, richiesto dalla Bce entro l’estate.
La fusione sarà, di fatto, alla pari. Il 54% della nuova banca sarà in mano a Banco Popolare, il 46% a Bpm. Gli interventi sul capitale rafforzano dunque il Banco, più grande di quasi tre volte di Bpm anche se meno capitalizzato (2,6 contro 3,1 miliardi) per via del peso dei crediti deteriorati. A Milano ci sarà la sede legale, mentre a Verona quella amministrativa. Il board sarà inizialmente tradizionale a 19 membri, che poi scenderà a 15, compreso un rappresentante dei dipendenti.
Come noto, Carlo Fratta Pasini (nella foto), che l’ha definita un’«operazione straordinaria», avrà il ruolo di presidente, con il ceo di Bpm, Giuseppe Castagna, capoazienda e quello di Verona, e Pier Francesco Saviotti, alla guida del comitato esecutivo. Il direttore generale sarà Maurizio Faroni, condirettori Domenico De Angelis e Salvatore Poloni.
La super banca sarà dunque il terzo gruppo italiano, con una capitalizzazione complessiva pari a 5,5 miliardi di euro e attivi per oltre 170 miliardi di euro. Un big con una vocazione fortemente retail e un legame stabile con il territorio, in particolare in Lombardia, dove il gruppo avrà una quota di mercato oltre il 15%. e sarà quindi la prima, in Veneto e Piemonte.
L’alleanza, nelle attese delle due banche, è destinata a generare sinergie lorde a regime, quindi entro il 2018, stimate «preliminarmente», si legge in una nota congiunta diffusa in serata dalle due banche, in 365 milioni annui, di cui 290 milioni da minori costi e e 75 milioni da maggiori ricavi.
La creazione di valore è stimata in 1,9 miliardi circa, al netto degli oneri di integrazione.