PwC: il consumer traina l’m&a nel 2019. Ora si attende l’impatto Covid-19 – AUDIO

Negozi e ristoranti chiusi, turismo fermo e hotel sbarrati. Il consumer è senza dubbio uno dei settori più negativamente colpiti dall’epidemia di Covid-19, anche sul fronte dell’m&a. Eppure fino allo scorso anno i settori dei consumer markets sono stati protagonisti del mercato delle fusioni e acquisizioni.

Ascolta il commento di Emanuela Pettenò, partner PwC e Transaction services markets deals leader

Stano all’ultima edizione dello studio di PwC M&A Trends 2019 e Outlook 2020 per i consumer markets in Italia, nel 2019 sono state 256 le operazioni annunciate nei consumer markets, il 27%  in più rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, in testa il segmento Fashion & Luxury per aumento del numero di operazioni (+34), seguito dal Food (+20). Crescono anche i comparti Beverages (+12) e Personal Care & Cosmetics (+7).

Secondo il report, nel 2019 gli investitori strategici si sono confermati i più attivi in termini di numero di operazioni (155, pari a circa il 61% del totale) e focalizzati su target di dimensione allineati a quelli dei finanziari (fatturato medio di 70 milioni di euro per gli istituzionali, 66 milioni per i finanziari). I primi però si sono concentrati sui comparti Food & Beverage (47%) mentre i finanziari hanno puntato sui settori Fashion & Luxury e Personal Care & Cosmetics (42%).

Aumentano le transazioni domestiche, grazie al crescente interesse degli investitori strategici nazionali, che nel 2019 hanno completato 92 operazioni sul territorio (rispetto alle 60 del 2018). In crescita anche le operazioni con controparti estere (+14), soprattutto outbound (+13). Le operazioni più rilevanti sono proprio di natura cross-border e includono (target/acquirente): New Guards Group/Farfetch, Kellogg’s snack/Ferrero (deal value pari a 1,2 miliardi), Auchan Italy/Conad (acquisizione di 270 punti vendita per un valore di 1 miliardo).

Le transazioni annunciate nel 2019 hanno confermato un trend crescente del multiplo EV/EBITDA, che si attesta in un range compreso tra 7,5x del comparto Leisure a 12x del comparto Personal Care & Cosmetics e Furniture & Design. In media, i multipli pagati dagli investitori strategici sono risultati 1,5 volte superiori a quelli degli investitori finanziari.

Numeri che sembrano lontanissimi dalla situazione attuale. La stima è di  circa il 35% dei consumi italiani a rischio posticipo o perdita e in particolare, ha esaminato Cerved in uno scenario base  – emergenza fino a maggio 2020, quindi due mesi per il ritorno alla normalità, seppure con restrizioni all’export – i comparti più colpiti del consumer markets saranno Fashion, Furniture & Design ed Entertainment & Leisure, con un parziale recupero previsto nel 2021.

Uno scenario che si è ripetuto: anche nella precedente crisi economica (2008-2009), il settore consumer, assieme al Leisure, aveva registrato un significativo calo degli investimenti da parte di fondi di private equity, che si erano rivolti a comparti più conservativi (Pharma, Chemicals, Business Services). Allo stesso modo, spiega Emanuela Pettenò (nella foto), partner PwC e Transaction Services Markets Deals Leader, “per il 2020 è ipotizzabile un trend in diminuzione per le operazioni m&a, soprattutto per alcuni segmenti come Fashion, Fourniture, Food Service e Hospitality”.

In particolare, osserva Pettenò, “l’emergenza COVID-19 ha portato allo sviluppo di nuovi modelli comportamentali da parte dei consumatori destinati a imporsi anche nel medio termine: riduzione delle occasioni di contatto, aumento del tempo trascorso a casa, maggior attenzione alla spesa” e in questo contesto “le aziende dovranno saper rispondere in modo veloce, adeguando in modo strutturato la propria offerta, le politiche di marketing e i modelli operativi per rispondere alla crisi con l’identificazione di nuove opportunità”.

 

Noemi

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