Diritti tv del calcio, cordata Apax-Thcp guadagna terreno. Ma la partita resta aperta
Il triplice fischio è atteso per il 9 settembre, quando si riunirà l’assemblea della Lega Calcio per valutare le offerte di partecipazione alla media company che verrà costituita per gestire i diritti televisivi del campionato di Serie A. Ma qualcosa – dalle stanze di via Rosellini, degli advisor e dei vari soggetti coinvolti – comincia a trapelare.
La partita è ancora in corso, perché – sebbene formalmente l’advisor Lazard abbia raccolto le offerte venerdì 28 agosto – nei giorni successivi sono giunti altri dossier sul tavolo del presidente della Lega, Paolo Dal Pino. E non è nemmeno detto che l’appuntamento del 9 settembre chiuderà la vicenda.
La situazione non è cambiata in modo sostanziale rispetto a quanto abbiamo scritto il 31 agosto. Ciò che, però, si può aggiungere è che l’offerta presentata lunedì scorso dalla cordata formata da Apax Partners e Three Hills Capital Partners (Thcp) pare stia guadagnando punti grazie a un dialogo diretto con Dal Pino e con i presidenti dei club. Il vantaggio di questa proposta – che è ancora in fase di definizione dei dettagli, soprattutto sul fronte del piano industriale – è che, come anticipato, si basa sul ricorso a strumenti partecipativi, probabilmente preferred capital, che consentono, a costi inferiori rispetto al debito, di iniettare liquidità, senza diluire eccessivamente i club (si parla di un ingresso nel capitale della media company con una quota attorno al 5%) e senza appesantire la società con il ricorso alla leva finanziaria, apportando contestualmente managerialità e know-how industriale.
La holding creata da Apax (che vede in prima linea al lavoro sul deal il partner Gabriele Cipparrone – nella foto) e Thcp (investment house con base a Londra, ma con un’anima italiana: è stata fondata dal managing partner Mauro Moretti e vede tra i partner Michele Prencipe, leggi qui la loro intervista per MAG) per il deal è aperta ad altri investitori; in questo senso, sono in corso colloqui con Fortress Investment Group, ma non solo. Al momento, la cordata non ha advisor finanziari, mentre sul fronte industriale sta selezionando il partner tra diversi candidati, con Bcg che sembra in pole position. L’advisor legale è Rccd, in particolare il partner fondatore Alberto Del Din (leggi su Legalcommuinity.it tutti gli advisor legali del deal).
Il fatto che la cordata Apax-Thcp stia trovando orecchie sensibili tra i presidenti dei club di Serie A – pare che il numero uno della Lazio, Claudio Lotito, sia tra i più interessati – non significa, ovviamente, che le altre offerte siano tagliate fuori. Anzi.
GLI ADVISOR
Sul tavolo di Lazard e Dal Pino ci sono la proposta formulata dalla cordata formata da Cvc Capital, Advent International e Fsi – che vede come advisor finanziari Rothschild, Credit Suisse (con un team guidato da Andrea Donzelli, co-head investment banking basato a Roma) e Barclays (al lavoro con un team guidato dal country manager Enrico Chiapparoli e formato dal managing director Paolo De Luca, dal director Giulio La Corte e dagli analyst Oscar Chai e Filippo Elefanti).
L’altra offerta che prevede l’acquisizione di una partecipazione di equity nella media company è stata formulata dalla coppia Bain Capital-NB Renaissance Partners, affiancate dagli advisor finanziari Mediobanca e Nomura; quest’ultima ha messo in campo un team di altissimo profilo, composto da Stefano Giudici, responsabile investment banking per l’Italia, Umberto Giacometti, co-responsabile dei financial sponsor per l’Europa, Francesco Bertocchini, managing director investment banking per l’Italia, e Marco Patuano, senior advisor.
Le due cordate di operatori di private equity avrebbero formulato offerte simili, valutando il 100% della media company circa 15 miliardi e puntando ad acquisirne il 10-15%, ma garantendosi diritti di governance attraverso la nomina di metà dei consiglieri di amministrazione.
Ciò che non piace delle proposte delle due cordate di fondi è la diluizione della partecipazione dei club nella media company, considerata eccessiva, e i diritti di governance rivendicati, ugualmente poco graditi dai presidenti dei club.
Del resto, fanno notare alcuni osservatori, i fondi stanno ronzando da parecchio tempo attorno alla Lega Calcio (che oggi ha sorteggiato il calendario della stagione 2020-2021, che comincerà il 19 settembre), senza riuscire a mettere le mani sulla torta dei diritti tv. Cvc, in particolare, aveva tentato di anticipare tutti, cercando la strada di una trattativa in esclusiva, ma si è vista negare l’accesso privilegiato ed è stata costretta a sottostare a un’asta, alleandosi con Advent e Fsi.
Le altre offerte al vaglio di Lazard e Dal Pino sarebbero proposte di debito – che hanno il pregio di costare meno dell’equity, essere meno invasive sul fronte della governance, ma non apportano managerialità e visione industriale -, formulate da Sixth Street – piattaforma di investimenti legata al colosso del private equity TPG, con asset in gestione per 47 miliardi di dollari -, GSO – la piattaforma di Blackstone nel credito, forte di asset in gestione per 129 miliardi di dollari -, General Atlantic e Apollo Global Management.
L’ALTERNATIVA DI DE LAURENTIIS
Non è detto, peraltro, che l’assemblea del 9 settembre prenda una decisione definitiva. I presidenti delle squadre di Serie A sono divisi sul tema e non tutti apprezzano la linea voluta da Dal Pino, ovvero coinvolgere investitori privati per far emergere il valore dei diritti televisivi del campionato italiano, privilegiando una gestione autonoma della torta.
Per questo, c’è una fazione che si va aggregando attorno al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che punta a dare vita a un canale televisivo della Lega, che si proporrebbe come editore e venderebbe alle varie piattaforme i contenuti. De Laurentiis ha abbozzato un business plan che prevede di incassare una cifra che partirebbe da 2,5 miliardi e arriverebbe a 2,9 miliardi nell’arco di cinque anni. Ovviamente, se venisse scelta la strada proposta dal patron del Napoli, la Lega avrebbe bisogno di un partner televisivo e alla finestra ci sono Mediapro e Wanda.
Infine, nei giorni scorsi c’è chi ha ricordato come il convitato di pietra di questa partita sia Sky, che non ha esplicitato la nuova strategia sui diritti del calcio. E sullo sfondo c’è l’interesse, reale, di Tim – per quanto super-impegnata nella creazione delle rete unica a banda ultralarga – e quello, potenziale, di Amazon.