Il mercato dei Minibond: Emittenti ed Investitori
di alessandro sannini*
Il mercato dei Minibond, ovvero delle obbligazioni quotate che ha preso il via nel 2013 con la creazione da parte di Borsa Italiana-LSE del mercato MTF denominato Extra Mot Pro sulla base del decreto sviluppo del governo Monti del 2012 è in forte accellerazione. Cominciano ad esserci di settimana in settimana diverse emissioni da quelle più piccole a quelle di valore più alto. L’opportunità è interessante. Soprattutto in virtù dei miraggi di finanziamento delle PMI mediante una nuova operazione verso le banche della Banca centrale europea. Le nuove Ltro in programma, cioè il gettito di finanziamenti a tasso agevolato per gli istituti di credito nostrani, creeranno probabilmente un ennesimo fenomento di carry trade, ovvero l’acquisto di titoli di stato invece di finanziare le aziende italiane. E’ ovvio che in questo clima le aziende italiane investono poco, e i piani di sviluppo sono lasciati a tempi migliori con l’illusione di continuare lo stesso rapporto con il sistema bancario che ci ha accompagnato negli ultimi 30-40 anni.
Esiste una possibilità diversa, percorribile che è quella di emettere obbligazioni quotate. La prima discussione soprattutto quella con gli imprenditori è quella del costo di questo tipo di operazione di finanza straordinaria. Gli imprenditori non colgono che tutto il lavoro prodromico per acquistare appeal verso desk di collocamento ed investitori non è un investimento a fondo perduto, è una necessità urgente che può essere declinata con una parola sola trasparenza. Non si può più pensare di nascondere ad esempio utili, mettendo a bilancio delle perdite solo per qualche capriccio fiscale. La trasparenza in una PMI è anche legata ad un piano industriale ben fatto , una governance credibile ed una strategia di sviluppo comprensibile.
La fotografia di una PMI, che potrebbe essere un buon emittente, è sicuramente quella con più di 10 milioni di fatturato che possa emettere un taglio minimo di 5 milioni con una crescita verificabile, in un settore interessante anche per gli investitori istituzionali. A questo bisogna aggiungere che abbia una governance credibile e un piano industriale non immaginifico con idee, numeri e strategia che non abbiano a che fare con Harry Potter, ma con una visione economica reale e comprensibile al mondo intero Deve raccontare in maniera molto approfondita il modo con cui si utilizzano i denari e soprattutto come si andrà a ripagare il prestito verso il mercato, quindi con una visualizzazione dei flussi finanziari. Tutto questo deve essere contenuto in un contenitore dove venga presentato e comunicato tutto in maniera eccellente con eventualmente l’utilizzo di presidi di Investor Relations e di comunicazione finanziaria.
Presentarsi agli investitori, senza valorizzare la qualità dell’emittente, sarebbe controproducente e porterebbe ad errori significativi che ho potuto toccare con mano, creando emissioni più simili al prodotto bancario il cui collocamento in qualche caso non supera i cinquanta chilometri dalla sede dell’azienda emittente.
La moda del momento ha portato tutta una serie entità consulenziali italiane, alcune che vengono ad esempio dal mondo della finanza agevolata a voler speculare su questo tipo di prodotto, non avendo chiara la natura e non avendo chiaro che pur avendo un suffissoide “Mini” non è un qualcosa di così facile ed immediato. Si tratta comunque di un titolo con un codice ISIN il cui sottostante, cioè l’azienda, ha la possibilità di atterrare sui desk di investitori molto esigenti che saranno impressionabili sia dal contenitore, cioè il modo con cui viene presentato, sia dal contenuto stesso.
Le Piccole Medie Imprese italiane non brillano sicuramente, anche con fatturati elevati di education finanziaria, vista la loro tradizione padronale e familiare. Spesso è più difficile l’ingresso in queste PMI proprio per la reticenza da parte di padri-padroni che corrispondono ad azionisti di maggioranza/managers di aprire le porte di casa propria e farsi valutare in maniera oggettiva. Abbiamo poi un secondo scoglio, che sono le discussioni riguardo all’investimento in fee’s per gli advisors che dovrebbero sistemare in maniera coerente situazioni caotiche ed imprecise sedimentate come la polvere sotto il tappeto in qualche caso da anni. Molto spesso queste discussioni si tramutano in qualcosa che avrebbe più senso dentro la Casbah di Tunisi che in un’azienda con volontà di crescita. Uno dei requisiti per emettere un minibond è almeno l’ultimo bilancio certificato da parte di società iscritta in apposito albo Consob. Navigando nel tessuto imprenditoriale italiano si scopre che la certificazione di bilancio non è così diffusa come si può credere anche in realtà che dovrebbero essere strutturate in un certo modo.
La qualità dell’emittente si misura ulteriormente, intervistando il management , e cercando di capire l’affidabilità delle persone. Ed ecco che possiamo percepire che la valutazione aziendale non sono solo numeri, ma anche un audit di tipo umanistico su chi allo stato attuale guida l’azienda. Tutto questo viene riportato, normalmente, alla verifica della governance che dovrebbe in linea generale partire da evitare pericolose sovrapposizioni tra proprietà e controllo per mezzo ad esempio di una buona gestione delle deleghe mappando sapientemente responsabilità/rischi e attribuzioni di poteri nel consiglio d’amministrazione.
Cosa che non è stata ben chiara a qualcuno, provocando danni irreparabili, è che l’emissione di un corporate bond dovrebbe avere da subito, cioè dallo stesso momento in cui si coglie l’idea di questa opportunità all’interno di una PMI, è avere un polso sul mercato dotandosi immediatamente di un collocatore italiano o meglio internazionale e allargando il tavolo come avviene nelle banche di investimento alla parte di sales o di vendita del titolo. Ne consegue, che il tasso e la durata, non dovranno essere una scelta arbitraria da parte dell’imprenditore, ma sarà soprattutto una scelta condivisa con chi poi eventualmente ne effettuerà la sottoscrizione.
Le aziende, spesso, vogliono i soldi senza pensare di sottoporsi anche ad un make up di comunicazione, quando trattandosi di mercati di capitale, il modo di comunicare e di presentarsi può essere una vera e propria killer application. Suscitare interesse da parte degli investitori, lo si fa a parte con metodi estremamente tradizionali, cioè con i rapporti di fiducia da parte dei desk di collocamento, ma anche creando interesse sull’operazione attraverso road-shows e media relations mirate. Si tratta di operazione pubbliche, che con granu salis possono essere comunicate già in fase di Pre-Marketing. Una PMI sciatta, ad esempio con un brutto website, un immagine coordinata fatta in copisteria e un logo sgranato possono diventare nell’emissione di un Minibond come un bellissimo orologio custodito nella carta dove si incarta il formaggio. L’impressione finale agli occhi del potenziale sottoscrittore soprattutto internazionale è che non si lavori a tutto tondo su tutti gli aspetti dell’azienda che non solo prodotto, ma anche marketing e comunicazione.
Concludendo, la PMI , su cui è possibile condurre un’operazione di emissione di Minibond di successo è un’azienda che incarna la volontà di diventare World Class, dove si sono estinte le barriere territoriali, si inizia a parlare più di una lingua principalmente l’inglese. Inoltre si deve percepire la volontà di raccontare la propria storia, presentando dati finanziari corretti inclusi in un progetto di crescita interessante e credibile che sia frutto della propria storia e della propria tradizione, ma anche uno sguardo aperto verso il futuro. Ci sono nel tessuto produttivo di questo paese moltissime eccellenze, che potrebbero cogliere questa opportunità da subito o facendo un percorso di crescita interna ed esterna. In questo periodo c’è stata soprattutto un’emissione che incarna perfettamente un certo tipo di visione che è Rigoni S.R.L di Asiago, azienda agrofood estremamente made in italy , riconoscibile per storia e per qualità nella produzione del miele, ma ce ne sono ovviamente anche altre. Si può pensare all’emissione di un corporate bond come un vero e proprio aperitivo di Capital Markets, che può portare a diverse emissioni come è avvenuto con Primi sui Motori S.p.a che è quotata sul segmento AIM di Borsa Italiana, o in qualche caso potrebbe portare a qualche nuova IPO per accellerare ancora di più crescita, sviluppo e tradizione secondo il concetto che “ La Borsa non deve far più paura nemmeno ai piccoli”.
L’interesse dei mercati internazionali verso il nostro paese c’è, le nostre PMI possono competere sul piano internazionale solamente se colgono determinate opportunità con una certa fretta. Devono uscire dal banco-centrismo tipico del nostro paese e dall’illusione di avere al loro fianco ancora le banche come partners della loro crescita che progressivamente non ci saranno più, potranno aiutarli solo nel breve e nel medio termine, ma non più nei loro progetti di sviluppo come è avvenuto negli ultimi anni. Tra settembre ed ottobre è previsto un massiccio ingresso di nuovi investitori internazionali con elevata liquidità desiderosi di investire, sarebbe il caso di trovarsi pronti a questo incontro.
Festina Lente, senza indugi, ma con cautela, cioè scegliendosi i migliori partners per avere successo nell’emissione di minibond, possiamo pensare ad entrare nei mercati internazionali con le nostre PMI, con forza e con vigore valorizzando tutte le eccellenze che , nascoste in Italia, possono contribuire, a creare un nuovo rinascimento italiano. Ed in ogni caso, la cosa più importante, è che si riesca e questo è compito dei professionisti e delle strutture a cui ci si affida a portare la finanza allo stesso livello dell’economia reale in maniera che ne tragga vero vantaggio.
*ceo di Twin Advisors