MANAGER O IMPRENDITORI? ECCO CHI FA DAVVERO L’AZIENDA

di camilla conti

Leonardo Del Vecchio ha ripreso in mano il timone operativo di Luxottica che lui stesso ha fondato ad Agordo nel 1961. A settantanove anni. Non è l’unico manager tornato, o rimasto, in prima linea per gestire l’azienda costruita e fatta crescere con successo. Qualche nome? Spesso perché il passaggio generazionale non c’è stato. Per scelta o per necessità. Nel caso di Del Vecchio, dei sei figli nati da tre matrimoni diversi tutti e tre i maggiori seguono business propri. 
Assai diverso è il caso di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga che il 7 ottobre spegnerà 89 candeline sulla torta. Lo scontro fra l’imprenditore milanese e i due figli Giuseppe e Violetta è finito in tribunale. Non ha eredi diretti, Giorgio Armani, il re della moda che lo scorso 11 luglio ha compiuto ottant’anni e ancora oggi si occupa di tutto nell’azienda fondata nel 1975 e trasformata in un colosso da 2,18 miliardi di ricavi, con dodici stabilimenti di proprietà, oltre 6000 dipendenti e 200 negozi sparsi in tutto il mondo. 
Saldo al timone un altro re, quello della Nutella, Michele Ferrero che lo scorso aprile ha festeggiato 89 anni. Dal 6 giugno 1997 la gestione dell'azienda viene affidata ai figli Pietro (deceduto nel 2011) e Giovanni che oggi è amministratore delegato. Ma sempre sotto la guida strategica del padre che continua ogni giorno a creare nuovi prodotti. 

Ma è l’azienda che fa il manager o viceversa? E come viene gestito il passaggio generazionale sul fronte degli equilibri interni al governo societario? Lo abbiamo chiesto a Stefano Modena (nella foto) vicepresidente di Governance Consulting, specializzata nella consulenza in materia di corporate governance e Leader del Topic Governance della Bocconi Alumni Association. “In un’azienda o in una società c’è chi fa l’azionista, chi fa il manager, chi il consigliere e poi c’è l’imprenditore. Quest’ultima figura è forse la più particolare perché dotata di esperienze e caratteristiche che difficilmente sono trasmissibili per via dinastica”. 

Gli eredi possono però fare gli azionisti… 
Gli azionisti hanno il compito di nominare gli amministratori e anche quello dell’azionista non è un lavoro semplice, bisogna saper scegliere le persone giuste per l’azienda. 

E il ruolo del consigliere di amministrazione? 
Il consigliere deve definire la strategia. Poter contare su un gruppo, su una squadra è molto importante perché se il cda è scelto bene, si possono evitare colpi di testa personali. Il consiglio deve essere composto da persone che si stimano reciprocamente, capaci di ascoltare punti di vista diversi dai propri, interiorizzarli e r rielaborarli per arricchire le proprie idee. Il board deve essere un luogo dove esperienze e visioni differenti possono confrontarsi per sviluppare un pensiero collettivo efficace e orientato alla ricerca di nuove sfide e opportunità di sviluppo. Far parte di un Consiglio implica un lavoro che va ben al di là delle riunioni di approvazione del bilancio. Non è un’impresa facile trovare il punto di sintesi anche per evitare che prevalga il più forte in termini decisionali. 

Ruoli differenti: azionista, consigliere, imprenditore. Per imparare a ricoprirli l’unica scuola è l’azienda? 
Non si può imparare a fare l’imprenditore mentre per fare il manager esistono prestigiose business school sparse per il mondo spesso frequentate dai figli degli imprenditori. Di fronte a problemi di successione nelle le aziende a conduzione prevalentemente familiare, le nuove regole sulla governance rappresentano una delle soluzioni per affrontare il tema del ricambio generazionale. I figli si formano anche nei consigli di amministrazione dove i consiglieri indipendenti possono avere in questo senso un ruolo fondamentale. 

Quindi, tornando alla nostra domanda iniziale, a fare l’azienda sono quattro persone: il consigliere, l’azionista, l’imprenditore e il manager? 
Assolutamente. Ma ciascuno deve avere le capacità e la formazione adeguata affinché la squadra funzioni e l’azienda diventi grande.

SHARE