LA SCOZIA VOTA NO, MA IL REGNO È ANCORA UNITO?

La vittoria del no ha evitato l'insorgere di questioni delicate e complicate, come ad esempio l'uscita della Scozia dall'Ue e l'introduzione nel paese di una nuova moneta, ma ciò non significa che l'esito del referendum non avrà conseguenze interessanti sul panorama legale, politico ed economico europeo.

È quanto sostiene Peter Watts (nella foto), global head commercial dello studio londinese Hogan Lovells, il quale aggiunge che «a sollevare importanti interrogativi è la proposta del governo britannico di estendere la devolution anche il resto del Regno Unito».

Poche ore dopo l'annuncio dei risultati definitivi del referendum, il premier britannico David Cameron ha annunciato che così come la Scozia voterà separatamente nel Parlamento scozzese sulle proprie questioni in materia fiscale, spesa pubblica e welfare, così anche l'Inghilterra, il Galles e l'Irlanda del Nord dovrebbero poterlo fare, e tutto ciò deve avvenire in concomitanza con l'accordo per la Scozia. Ma conservatori, laburisti e liberaldemocratici non sono ancora d'accordo su cosa devolvere al già semi-indipendente Parlamento di Edimburgo. Proprio questa incertezza, sostiene Watts, è il principale nodo da sciogliere.

«In primo luogo – ribadisce il socio dello studio londinese – in caso di decentramento delle funzioni pubbliche, i membri del regno dovrebbero trovare un accordo per realizzare pienamente queste funzioni. Agenzie e dipartimenti esistenti verrebbero separati? Quali accordi, qualora ci fossero, sarebbero presi per stabilire una cooperazione riguardo alle politiche di sviluppo o sulla condivisione di poteri comuni per garantire che efficienza e alleanza proseguino?

Inoltre devolvere delle funzioni o creare e applicare diversi regimi alle varie parti del Regno Unito potrebbe creare delle divergenze. Nella misura in cui le istituzioni in Scozia, o in altre parti del regno, avessero maggiori responsabilità nelle scelte politiche o un maggiore potere legislativo, c'è la reale possibilità per il mercato di dover affrontare ulteriori oneri. Questi oneri si presenterebbero qualora fosse necessario coinvolgere ulteriori organi pubblici per distribuire i vari compiti, e anche in conformità con un più complesso quadro di regolamentazione. A seconda della portata dei poteri che verrebbero delegati, altre incertezze potrebbero nascere se questi poteri verrebbero esercitati dalle diverse parti del regno Unito a beneficio delle regioni singole piuttosto che nell'ottica di una nazione unita»

L'attuazione di questa devolution, ancora al vaglio del parlamento britannico, prevede un progetto di legge entro i prossimi 6 mesi e in vista delle elezioni politiche 2015. Per Watts è una scadenza impegnativa considerando la complessità e la vastità degli argomenti sul tavolo del parlamento. 

«Il mercato deve agire rapidamente per comprendere e conformarsi alle proposte che emergeranno nelle prossime settimane o nei prossimi mesi», conclude Watts. 

 

 

 

Noemi

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