Unicredit soffre in Borsa al primo giorno di aumento. Le mosse dei soci
Prende il via al maxi aumento di capitale da 13 miliardi di euro di Unicredit, i cui titoli segnano però un ribasso nella prima giornata. Le azioni hanno infatti lasciato sul terreno il 6,8% a 12,21 euro con volumi tripli rispetto alla media, mentre il diritto di opzione è affondato del 18,85%, a 10,59 euro.
Il ribasso è in parte spiegabile con le tensioni delle ultime ore in Borsa, con conseguenze sullo spread, ma non solo.
L’offerta di nuove azioni, nella misura di 13 per ogni 5 titoli già posseduti, ha avuto come coseguenza una maggiore attività di arbitraggi: il prezzo è di 8,09 euro, pari a uno sconto del 38% sull’azione separata dal diritto di opzione, quotato a sua volta a 13,05 euro. Con il risultato che le azioni Unicredit sono scese mentre i diritti di opzione, che consentono agli attuali soci di sottoscrivere le nuove azioni a sconto, hanno perso il 18,85% a 10,59 euro.
Nel dettaglio dell’aumento, i diritti potranno essere esercitati fino al 23 febbraio e saranno negoziabili fino al 17, mentre per i diritti inoptati l’aumento terminerà il 10 marzo.
Per la banca guidata da Jean Pierre Mustier (nella foto) si tratterà dunque di gestire la situazione per almeno tre settimane, sicura del fatto che in ogni caso il consorzio di garanzia delle 30 banche copre tutti i 13 miliardi.
Ora la palla sta ai soci, in quanto senza sottoscrizioni la diluizione sarà di oltre il 70%. Per questo, a livello azionario, ci si aspetta un rimescolamento generale. La lente è puntata sui grandi fondi internazionali quali ad esempio Capital Research che ha il 6,7% e BlackRock che il 5%, mentre tra i soci stabili, il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar, dovrebbe sottoscrivere l’intera quota in suo possesso, pari al 5%.
Tra le fondazioni, Cariverona seguirà per il 70% della quota (211,6 milioni per fermarsi all’1,8%), Crt valuta di seguire per l’intero 2,2% mentre le fondazioni di Modena e Bologna si diluiranno, sciogliendo Carimonte Holding. Tra i privati si attendono le mosse di Leonardo Del Vecchio (1,7%) e Francesco Gaetano Caltagirone (circa 1%).
L’obiettivo resta quello di presentato nel piano industriale, ossia di fare di Unicredit una banca ripulita dai conti del passato (che pesano per 11,8 miliardi, tanto è il rosso del bilancio 2016), attraverso un rafforzamento patrimoniale da 20 miliardi , 7 dei quali raccolti dalle vendite di Pioneer e delle quote di Fineco e Pekao, per coprire oltre 12 miliardi di svalutazioni, in gran parte legate a quasi 18 miliardi di crediti in sofferenza da cedere.