Banche, calano le sofferenze ma anche i prestiti a imprese e famiglie
La buona notizia – per le banche – è che il lavoro di pulizia dei bilanci che stanno svolgendo da almeno due anni a questa parte sta funzionando. Stando all’ultimo Rapporto mensile dell’Abi, infatti, a dicembre le sofferenze nette, per effetto di cessioni e cartolarizzazioni, sono scese sotto i 30 miliardi di euro, a 29,5 miliardi contro i 38,2 di novembre. L’anno precedente erano pari a 64 miliardi. Per tornare a questi livelli, spiega Abi, bisogna risalire al maggio 2010. In rapporto gli impieghi sono pari all’1,72%, il livello del luglio 2010.
In due anni, se consideriamo il dato di dicembre 2016 (- 57,3 miliardi) dunque, le sofferenze si sono ridotte di circa il 66% e rispetto al picco raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di oltre 59 miliardi. Il rapporto sofferenze nette delle banche sugli impieghi totali si è attestato all’1,72% a dicembre 2018, contro il 4,89% di fine 2016.
Il rovescio della medaglia è che se sui bilanci delle banche gravano meno i crediti deteriorati, di crediti in generale non se ne creano più così tanti di nuovi. A fronte di tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento in lieve rialzo, l’andamento degli impieghi a famiglie e imprese rallenta.
Nel primo mese dell’anno i prestiti sono aumentati dell’1% a 1.301 miliardi di euro, in netto calo rispetto al mese precedente (+1,93%) mentre i tassi medi di interesse sono passati dall’1,89% di dicembre all’1,92% per le nuove operazioni di acquisto di abitazione delle famiglie e dall’1,46% all’1,52% per i prestiti alle imprese. Benché non si possa parlare ancora di credit crunch come accadde nel 2008 e nel 2013, di certo possiamo aspettarci rincari e selettività nei prestiti. Le più penalizzate sono le piccole e medie imprese: dal 2007 a oggi, rivela uno studio dell’Università Bocconi, le banche hanno ridotto il loro credito per almeno 175 miliardi, circa 2,2% all’anno.
Tornando ai dati Abi, sul fronte della raccolta, a gennaio si conferma la dinamica positiva dei depositi (35 miliardi in più rispetto a un anno fa; +2,4%) e la forte diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per 29 miliardi in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (-10,8%). Invariato rispetto a dicembre il tasso medio sulla raccolta (0,61%), il che significa che il margine tra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie è rimasto su livelli particolarmente bassi: a gennaio risultava pari a 198 punti base (194 il mese precedente), in netto calo rispetto agli oltre 300 punti base prima della crisi finanziaria (335 a fine 2007).