Minibond, più emissioni ma raccolta dimezzata a 668 milioni – AUDIO

Aspetti positivi e aspetti negativi nel mercato dei minibond in Italia: se da una parte aumentano le emissioni per il 2018, dall’altra diminuisce il valore medio dei collocamenti con la conseguente riduzione del controvalore raccolto. Sono i dati della quinta edizione del report italiano raccolti e pubblicati dall’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano e ci dicono che nel 2018 il numero le emissioni è stato 198, 28 in più dell’anno precedente, il controvalore registrato si è fermato a 4,3 miliardi di euro, con una contrazione di 1,2 miliardi rispetto al 2017. Il valore medio, in questo quadro, scende al minimo storico superando di poco 21 milioni e mezzo.

Ascolta il podcast con l’intervento del direttore scientifico dell’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano Giancarlo Giudici:

Anche se sono aumentate le piccole e medie aziende emittenti, 176 rispetto alle 137 del 2017, con un significativo numero di debuttanti, 123, quindi un’ampia maggioranza del totale, la raccolta effettuata dalle piccole-medie imprese si è dimezzata da 1,4 miliardi a 668 milioni. E le aspettative per il 2019 non sono delle più rosee: l’Osservatorio del Politecnico parla di un 2019 “conservativo” per quanto riguarda il mercato dei minibond, schiacciati dalla concorrenza delle operazioni di direct lending.

Non solo, i piani di risparmio individuale (Pir) si sono rivelati uno strumento poco efficace nel credito alle piccole e medie imprese che sostanzialmente non ha influito sul mercato dei minibond. Con gli Eltif, l’equivalente europeo dei Pir, si potrebbero aprire altri scenari, anche perché, a differenza dello strumento italiano, possono destinare il loro portafoglio anche a strumenti finanziari non quotati in Borsa.

Gli attori che hanno sottoscritto i minibond di taglia inferiore ai 50 milioni si confermano essere i fondi chiusi di private debt (il 26% degli investimenti rispetto al campione) e gli investitori esteri (25%). Ancora in aumento il ruolo delle banche nazionali (21%) e delle assicurazioni (9%), che però sottoscrivono poche operazioni di maggiore dimensione. Le finanziarie regionali sono passate dal 6 al 4%, Confidi dall’1 al 3.

Oltre alla concorrenza delle operazioni di direct lending, pesano sul calo della raccolta 2018 dei minibond una riduzione complessiva della volontà delle imprese di fare investimenti e raccogliere capitale, inoltre si sono verificati i primi segnali di un peggioramento nel costo del credito delle imprese.

Il ricorso al rating è calato nel 2018, seguendo un trend già registrato negli anni precedenti. L’ha ottenuto solo il 22% delle emissioni, soprattutto tra grandi imprese e operazioni sopra i 50 milioni. Per quanto riguarda le garanzie sul rimborso del capitale, invece, sono sensibilmente aumentate: ne ha fatto uso il 38% degli investitori rispetto al 29% del campione.

Noemi

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