Trump minaccia dazi su 11 miliardi di prodotti Ue. Colpito il food italiano
La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina rischia di approdare anche in Europa. Il presidente americano Donald Trump (nella foto) ha minacciato di colpire le esportazioni dal vecchio al nuovo continente per circa 11 miliardi di prodotti.
La lista dei beni colpiti è già stata pubblicata da Washington (si trova a questo link), ci sono mezzi di trasporto aereo non militari, elicotteri, aircraft e fusoliere, ma il settore che comprende il maggior numero di voci è sicuramente quello del food & beverage, per il quale l’Italia sarebbe sicuramente uno dei paesi più colpiti.
La decisione è legata alla questione sui finanziamenti alle due società competitors produttrici di aerei: la europea Airbus e statunitense Boeing. Trump ha più volte criticato le sovvenzioni europee alla spa franco-tedesca perché sarebbero svantaggiosi, dice, per la public company Usa, che è stata condannata in via definitiva dalla World Trade Organization il 28 marzo 2019 per l’illegittimità di 29 piani di sostegno ottenute da vari enti (tra cui la Nasa) per un importo superiore a 5 miliardi di dollari. Dei 29 piani di sostegno, 28 furono ritirati in occasione del giudizio di primo grado, ma restò in piedi il programma dello Stato di Washington “Business & occupation tax brakes” del 2003 che portava un beneficio fiscale alla società di circa 900 milioni di dollari. Ed è per questo che la condanna è della Wto è passata in giudicato.
Boeing si trova in questo periodo ad affrontare una crisi, anche reputazionale, in relazione alla vicenda del 10 marzo dell’incidente in Etiopia, nel quale, a causa della caduta di un velivolo prodotto dalla società (modello Max 8) che ha portato alla morte 157 persone tra passeggeri ed equipaggio (non ci fu nessun sopravvissuto).
Da qui la mossa trumpiana di apportare dazi “compensativi”, almeno fino a che, dicono da Washington, “l’Unione europea non metterà fine a questi sussidi dannosi”, con riferimento ai finanziamenti europei ad Airbus.
Il problema dei nuovi dazi, come dicevamo, riguarda soprattutto le aziende italiane del settore alimentare, che nel 2018 hanno esportato verso il paese prodotti per quasi 4,5 miliardi di euro (fonte Istat), su un volume complessivo di export di quasi 43 miliardi, a fronte dei 16,7 miliardi di euro di prodotti Usa importati.
Un ulteriore elemento preoccupante, per l’economia italiana si evince scorrendo la lista di beni soggetti alla nuova tassazione, in cui spunta un lungo elenco di formaggi e prodotti caseari. Ricordate la protesta dei pastori sardi tra febbraio e marzo 2019? Le organizzazioni di categoria dei produttori di pecorino hanno portato avanti una lunga mobilitazione, con sversamenti di barili di latte e blocchi stradali, per chiedere l’aumento del prezzo al litro, crollato a 55 centesimi di euro proprio a causa della mole di invenduto che ha saturato i magazzini. Come è facile immaginare, ulteriori dazi, che toccherebbero specificamente anche il pecorino romano (quello prodotto dai pastori sardi), potrebbero compromettere le esportazioni delle rimanenze, una delle vie più semplici e sicure per far risalire il prezzo del latte e garantire giusti compensi ai produttori della filiera.
Intanto l’Unione europea, e questo è un altro elemento di preoccupazione per Trump, tratta con la Cina per stipulare accordi commerciali nel segno della “reciprocità” (l’obiettivo dei paesi membri e rilanciare l’export verso est, ad ogni molto inferiore al volume delle importazioni). Prima gli accordi di singoli Paesi, capofila l’Italia con il Memorandum of understanding e i 19 accordi a margine, poi il deal francese per la fornitura di 300 aerei a Pechino, in questi giorni il baricentro delle trattive si è spostato Bruxelles, assumendo una dimensione comunitaria, il 9 aprile il primo ministro cinese Li Keqiang, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno firmato un’intesa di sette pagine preliminare a una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio tra Ue e Cina.
«Ci sono prodotti su cui posso capire i dazi – commenta Marco Vismara, partner di Oaklins Italy e head del food & beverage team – nel senso che se l’obiettivo è proteggere un’industria particolarmente importante, come la difesa negli Stati Uniti, o il food e il fashion per l’Italia, è una scelta comprensibile. Però c’è da dire che su prodotti dop o doc mettere dei dazi sembra un po’ un’assurdità perché non sono cose riproducibili in altri Stati, ad esempio fare il pecorino negli Stati Uniti non avrebbe nessun senso. Come effetto di questo provvedimento i consumatori per acquistare prodotti europei spenderanno di più e inevitabilmente i volumi delle esportazioni scenderanno».
Dura la presa di posizione di Coldiretti, secondo cui un provvedimento simile «avrebbe un impatto devastante per il made in Italy. Se i prezzi aumentano, aumenta anche il rischio del falso».
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