FONDAZIONE CARIGE CON IMI CERCA PARTNER E VENDE LA SEDE

Tagli agli stipendi del personale e dismissione della sede nel palazzo Doria, inaugurata nel 2012. Tempi duri per la Fondazione Carige, che in vista dell'aumento di capitale della banca di cui detiene il 19%, previsto tra 500 e 650 milioni, ha deciso di adottare queste soluzioni. Compresa quella di scendere nella partecipazione in Banca Carige per una quota almeno del 7%, fino a un massimo del 14%. Le decisioni sono state annunciate dal presidente Paolo Momigliano (nella foto) e dal cda, che ha deciso anche che l'ammontare delle erogazioni per l'anno 2015 sarà di 500 mila euro. Un segno della crisi, se si pensa che ai tempi della gestione di Flavio Repetto l'ente erogava qualcosa come 20 milioni l'anno.

Nella riunione di ieri, poi, l'advisor Banca Imi, che ha avuto mandato di interloquire con la banca, ha suggerito un cambio di strategia rispetto all'idea, già esplicata da Momigliano, di un'aggregazione prima della ricapitalizzazione di Carige. «Il prossimo mese – ha detto ieri Momigliano – è decisivo. Il nostro obiettivo non è controllare la banca ma salvare per la seconda volta la Fondazione». 

La soluzione ottimale sarebbe quella di trovare un partner industriale, ossia un soggetto che comprasse quote di Carige dall'ente. Ma ciò che più realisticamente si prospetta all'orizzonte è una nuova vendita di azioni, come quella portata a termine per partecipare all'aumento di capitale di Carige (da 800 milioni) dell'estate scorsa. Ieri, infine, è arrivato ai consiglieri, il rapporto dei consulenti sull'operato del precedente management. Il prossimo cda potrebbe decidere se avviare o meno una azione di responsabilità.

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