Capitali pazienti: chi sono i permanent investor

Da Blackstone Tactical Opportunities a 3G, passando per Verlinvest e Temasek. Si chiamano “permanent capital investor”, sono simili ali tradizionali private equity come approccio e best practice ma si differenziano in particolare per la durata e la quantità del loro investimento.

Nell’ultimo anno in Italia questo tipo di investitori è stato protagonista di almeno tre operazioni di questo tipo – quattro se consideriamo anche la vendita da parte di Ardian di una quota di minoranza di Kos a Cir e F2i – e stando agli addetti ai lavori, altri deal di questo genere sarebbero in arrivo.

Come spiega Michele Marocchino (nella foto), managing partner di Lazard in Italia, «si tratta di un trend positivo perché è segno che l’economia italiana è più matura e viene percepita dagli investitori stranieri come stabile e sicura». Poiché infatti «questi soggetti hanno tempi di investimento solitamente più lunghi rispetto al tradizionale private equity, dai 5 ai 10 anni, hanno bisogno di un contesto che sia duraturo». Inoltre è una tendenza che viene da un’esigenza di mercato: «Gli imprenditori di seconda o terza generazione – dice Marocchino –  che stanno vivendo il vero ricambio generazionale hanno bisogno di risorse per organizzare l’azienda, ad esempio per liquidare un parente, e per avviare nuovi investimenti». Da qui una maggiore richiesta di investitori di minoranza. I quali, a oggi, sono però per lo più stranieri in Italia.

 

Private equity, il caso Blackstone
Fra gli esempi più indicativi di questo trend c’è quello di Blackstone. Il colosso statunitense, che in Italia agisce con il senior manager Andrea Valeri, ha lanciato nel 2012 una piattaforma ad hoc per questo tipo di investimento, Blackstone Tactical Opportunities, che ha oggi circa 17 miliardi di dollari di asset in gestione. Ad aprile il gruppo ha acquisito il 33% circa di De Nora, azienda attiva a livello mondiale nella progettazione, produzione e fornitura di tecnologie elettrochimiche e per il trattamento delle acque. Gli azionisti e il fondo si sono accordati sull’implementazione di un piano industriale che vede il gruppo raggiungere i 600 milioni di euro di fatturato a fine 2021, dopo che De Nora è scesa a 431 milioni dai 460 del 2015, quando aveva registrato un ebitda di 75 milioni. A pesare sui ricavi l’anno scorso è stata la minore spesa da parte delle compagnie petrolifere, che con il crollo del prezzo del greggio hanno comprato meno. Sulla stessa linea, il gruppo Usa aveva acquisito nel 2014 il 20% di Versace.

Ma il gruppo Usa non è l’unico ad aver lanciato realtà specializzate, di esempi, anche se non attivi in Italia, ci sono Cvc Capital Partners e Kkr nonché Investindustrial. Il fondo guidato da Andrea Bonomi ha lanciato un veicolo, della durata di 5 anni e con una dote di 850 milioni di euro, destinato a ricomprare gli asset del fondo IV – lanciato per 2008 e con scadenza a 10 anni – per un valore complessivo di 750 milioni, tra cui il gruppo spagnolo gestore di parchi a tema PortaAventura. 

 

Holding e fondi sovrani
Oltre ai brand di private equity, fra i permanent capital investor ci sono anche le holding di investimento. Con una dotazione di capitale elevata, le holding, spiega Marocchino, «hanno iniziato una diversificazione dei propri investimenti e stanno guardando alle società non quotate». Fra questi si segnalano gli statunitensi 3G e Gdp ma anche il belga Gbl e Verlinvest il braccio investimenti delle famiglie De Mevius e De Spoelberch.

Proprio quest’ultimo, che tra l’altro fa capo alle famiglie fondatrici del colosso AbInBev, ha acquisito il 25% di Mutti, il gruppo numero uno nel settore delle conserve di pomodoro con 250 milioni di ricavi. L’acquisizione rientra nell’ambito di un’operazione che prevede acquisto di azioni e aumento di capitale e attraverso la quale il gruppo intende sostenere lo sviluppo della società in particolare all’estero dove raccoglie un terzo del fatturato. La terza categoria è poi quella dei fondi sovrani, fra i quali i fondi del Singapore Gic e Temasek, che in Italia ha investito nel 2016 in una quota di minoranza di Moncler.

 

Strategie, ritorni, target
Oltre alla durata dell’investimento, a caratterizzare questo tipo di investitori è anche il rapporto con l’azienda. «I permanent capital investor – osserva Marocchino –  acquisiscono esclusivamente quote di minoranza, lasciando la famiglia alla guida della società». Tuttavia, «a differenza dei tradizionali private equity…

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