L’industria del risparmio gestito raccoglie a marzo 11,5 miliardi
Nonostante la volatilità dei mercati, l’industria del risparmio gestito raccoglie circa 11,5 miliardi di euro (+ 2 mld rispetto ai 9 di febbraio), portando il patrimonio complessivo alla cifra record di 1.854 miliardi “grazie all’effetto combinato delle sottoscrizioni e della gestione”. Il 48,4% delle masse è investito nelle gestioni collettive mentre il restante 51,6% è impiegato nelle gestioni di portafoglio.
Lo rende noto Assogestioni nella mappa mensile del settore, nella quale emerge che sono i fondi comuni, che registrano sottoscrizioni per oltre 7 miliardi, ad aver spinto maggiormente la raccolta complessiva. Da inizio anno la raccolta netta è pari a 26,67 miliardi.
In particolare, le raccolte dei due maggiori gruppi, Generali e Intesa Sanpaolo (con Eurizon e Banca Fideuram), rispettivamente pari a 2,8 e 2,6 miliardi circa, hanno rappresentato lo scorso mese quasi la metà degli afflussi complessivi verso il sistema del risparmio gestito in Italia. A seguire, Pioneer Investments e Ubi Banca hanno registrato un bilancio vicino ai 900 milioni di raccolta. Tra i big esteri, Jp Morgan Asset Management segna una raccolta netta di 509 milioni, mentre restano in rosso Franklin Templeton (-383 milioni) e M&G (-118 milioni). Raccolte positive sul fronte dei gruppi quotati: Anima 500 milioni, Poste italiane 484 milioni, Azimut 466 milioni Mediolanum 264 milioni.
A livello più generale, riportano sempre i dati di Assogestioni, i fondi aperti aperti hanno registrato flussi netti per 7,1 miliardi, rispetto i 4,5 miliardi di febbraio, portando il totale da inizio anno a 12,9 miliardi, tutti principalmente relativi ai prodotti di diritto estero (7,6 miliardi, pari a 14,3 miliardi da gennaio) con i comparti di diritto italiano che hanno perso 517 milioni (-1,4 miliardi nel trimestre). Le gestioni di portafoglio, infine, hanno attirato 4,3 miliardi, in linea con i mesi precedenti (4,5 miliardi a febbraio) e pari a 13,7 miliardi nei primi tre mesi del 2016.
un trimestre di volatilità dei mercati finanziari che ha visto le sottoscrizioni privilegiare strumenti monetari nonostante rendimenti spesso negativi. Sui fondi di liquidità sono infatti entrati 7,5 miliardi di euro, più del doppio dei prodotti flessibili (3,4 miliardi circa), fino ad oggi i fondi più gettonati.
Nonostante un trimestre con il segno meno (-240 milioni) il mese scorso sono tornati in auge gli obbligazionari con afflussi per 2,15 miliardi, quasi pari alle sottoscrizioni nel mese dei fondi monetari (2,4 miliardi). Quanto al tipo di gestione i mandati hanno raccolto 13,7 miliardi da gennaio a marzo e i fondi aperti e chiusi circa 13 miliardi.