Deutsche Boerse-Lse: al via la fusione da 26 miliardi

Mentre continuano a rimbarlazarsi indiscrezioni su un possibile rilancio degli statunitensi di Intercontinental Exchange, il matrimonio tra London stock exchange Group,  di cui fa parte anche Borsa Italiana, e la Deutsche Boerse è dato quasi per certo. Se non altro, ne sono stati definiti i dettagli. 

Il ceo di Lse Xavier Rolet, nel giorno dell’annuncio della fusione fra le due società, ha innanzitutto escluso l’integrazione fisica delle piattaforme di business e, in particolare, contraccolpi su piazza Affari. La fusione “fra pari” vedrà nascere una società da 26 miliardi di euro di capitalizzazione, prima al mondo, fra quelle del settore, anche come ricavi. Gli azionisti tedeschi avranno in mano il 54,4% del futuro gruppo e quelli britannici il 45,6%, mentre la sede fiscale sarà a Londra e l’headquarter sia a Londra che a Francoforte, listing nelle due città. Il board sarà equamente diviso fra i due gruppi e il ceo sarà il tedesco Xavier Rolet, ceo , alla guida di Boerse. Presidente, almeno per ora, il britannico Donald Brydon numero uno di Lse.

L’operazione, oltre che un beneficio in termini di business, come gran moltiplicatore di ricavi, sarebbe anche una grande occasione per tagliare i costi. Si parla di 450 milioni l’anno di euro. Una possibilità che, in tempi di magra come questi, non è certo da buttare via. E che di fatto potrebbe essere uno fra gli elementi a spingere a favore della riuscita del deal. Non è infatti la prima volta che i due gruppi tentano la fusione. In passato sono già stati realizzati due tentativi nel 2000 e nel 2006, falliti nel primo caso per disaccordi sulla governance e nel secondo, perché il gruppo britannico ha preferito mantenere la propria indipendenza.

Questa volta, però, come spiega Manuela Geranio, del dipartimento di finanza della Bocconi, l’esito potrebbe essere diverso, perché nell’ultimo decennio le condizioni competitive della security and exchange industry sono cambiate radicalmente. Oggi il business è molto più articolato che in passato e quella che era l’attività core, il cash trading, si è trasformato in una sorta di commodity, mentre le principali fonti di reddito per le borse sono i derivati, il post trading, della produzione e diffusione di indici e di dati e i servizi di natura tecnologica.

Per mantenere una posizione di leadership su base internazionale, alle borse non basta essere capaci di gestire un business più complesso, ma devono anche acquisire maggiori dimensioni. Nello specifico Londra è interessata ad acquisire una maggiore rilevanza nel segmento dei derivati, mentre la borsa tedesca è interessata a realizzare delle sinergie nell’area del post-trading per ridurre i costi e limitare l’intensità della competizione, visto che il suo principale concorrente su questo mercato è proprio la borsa londinese.

Tre condizioni decideranno se l’operazione può andare o meno a buon fine. La prima è l’accordo tra gli azionisti delle due borse, che dovranno pronunciarsi al riguardo. La seconda è il parere dell’Autorità europea antitrust, in merito a una possibile eccessiva concentrazione nell’ambito, in particolare, del post-trading. L’ultima è la possibile entrata in campo di un terzo incomodo, nelle vesti dell’Ice, la società che gestisce Nyse, la borsa di New York, che potrebbe presentare un’offerta per London Stock Exchange al fine di creare una borsa anglo-americana.  In questo video, la spiegazione di Geranio. 

 

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