Davide Serra al New York Times: «Renzi è l’ultima speranza per l’Italia»

Spavaldo e sicuro di sé, con punti di vista a volte «aspri» sulle banche e sulla politica, ma con un fiuto degli affari che ha affascinato investitori e politici, tanto da chiedergli consulenze e reportage. Proprio poco tempo fa è stato visto entrare al numero 10 di Downing Street, la casa del premier inglese David Cameron, con in mano una presentazione targata Royal Bank of Scotland.

Il ritratto che il New York Times fa di Davide Serra (nella foto), consigliere economico del premier italiano Matteo Renzi e alla guida della “boutique” di investimento Algebris, è quello di un uomo con le idee chiare, in particolare sull’Europa.

Grande sostenitore di Renzi, Serra lo definisce “l’unico politico degli ultimi 20 o 30 anni al quale vale la pena dare il proprio supporto” e “l’ultima speranza dell’Italia”. A lui offre consulenza gratuita, come fa per il primo ministro britannico e per le banche centrali, «sia quando gli viene chiesto che non», scrive il giornale.

Con Algebris Investments, un hedge fund da 2,5 miliardi dollari, «ha investito con successo in società di servizi finanziari in tutto il mondo», ricorda la rivista. I suoi ritorni di investimento vanno di pari passo con la sua spavalderia. Nella prima parte dell’anno, il suo fondo è aumentato del 30 per cento e l’indice MSCI World Financials è salito 4,01 per cento nello stesso periodo.

Ma qualche scivolone capita a tutti. «Alla fine del 2011, Serra scommette che l’Europa non sarebbe caduta a pezzi. Ma era troppo presto: con l’Ue sull’orlo del precipizio, il suo fondo azionario è sceso del 45 per cento e molti degli investitori si sono precipitati a ritirare i propri soldi. Ma poi arriva George Soros e gli dà 500 milioni di dollari, secondo quanto riportato da un altro investitore del fondo di Serra», si legge.

Oggi, con l’Europa che fa un passo avanti e due indietro sulla questione Grecia, Serra scommette ancora una volta sulla ripresa del Vecchio Continente. Il quantitative easing? «Durerà altri cinque anni», ha detto alla prestigiosa rivista, aggiungendo che «l’Europa non cresce perché non c’è abbastanza equity». Ma nel frattempo ha ridotto i rischi nel proprio portafoglio e «scommette contro i bond spagnoli e portoghesi».

In passato, Serra ha trascorso 10 anni come analista prima in UBS e poi in Morgan Stanley, dove era a capo del gruppo di ricerca sulle banche europee. Gli investitori dicono che la forza del banker «è la comprensione dei prodotti di credito complessi». «Ha un sacco di relazioni, ma è ancora un pensatore molto indipendente» ha detto di lui un dirigente italiano in una grande compagnia di assicurazioni europea. Non tutti sono affascinati da lui allo stesso modo, aggiunge il Nyt. «È un grande personaggio», ha detto un alto consulente di hedge fund che lavora con lui, mentre Colm Kelleher, presidente della divisione Institutional Securities di Morgan Stanley, ha affermato: «È diretto ma in maniera costruttiva».

Dal canto suo, Serra si definisce un “Davos-man”. Scrive il Nyt: «Il suo ufficio è pieno di enormi immagini di se stesso sul picco dell’Aiguille de la Republique sul Monte Bianco o mentre naviga sul suo yacht con la sua famiglia attraverso gli iceberg in Groenlandia o nelle Galápagos. Dice che ha di recente preso una ricciola di 40 chili durante una pesca in apnea con un gamba rotta». 

 

 

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