Quasi mille minibond emessi dal 2014: i dati del Barometro Azimut Direct

A fine 2021 il mercato dei minibond sfiora un importante traguardo: quasi mille strumenti emessi dal 2014 (anno in cui è stato introdotto lo strumento) a oggi. Nello specifico, al 31 dicembre 2021 si registrano 970 minibond, di cui 614 ancora in essere, per 652 emittenti unici e un controvalore di circa 6,6 miliardi di euro.

Nel corso dell’anno si contano 150 emissioni totali, di cui 26 quotate su Borsa Italiana e 124 collocate privatamente, per un controvalore complessivo di 894,7 milioni di euro e 134 emittenti unici. La dinamica su base trimestrale è stata piuttosto altalenante, con un quarto trimestre sottotono in base ai dati raccolti finora, rispetto a quanto registrato nell’ultimo trimestre del 2020. Di seguito le principali caratteristiche delle emissioni 2021.

Questo quanto emerge dall’ultimo numero del Barometro Minibond, report trimestrale redatto da Azimut Direct in collaborazione con Business Support e dedicato alle emissioni obbligazionarie fino a 50 milioni di euro. Da questa edizione il Barometro esce con una nuova grafica e con nuovi contenuti. Tra le novità di rilievo, l’allargamento del perimetro di analisi, con l’inclusione delle statistiche riguardanti i minibond collocati privatamente o eventualmente quotati su altri mercati europei (come, ad esempio, il Third Market della Borsa di Vienna), raggruppati sotto la categoria “private placement”.

Il report contiene inoltre un approfondimento sulle emissioni a partire dal 2018, anno in cui il mercato è diventato più maturo e le informazioni sui collocamenti privati sono più affidabili. Dall’analisi dei dati di emergono alcuni trend significativi. Innanzitutto, la costante diminuzione del fatturato medio degli emittenti, segno che sempre più aziende di dimensioni minori fanno ricorso ai minibond.

Si osserva inoltre una sempre maggiore importanza dei mercati privati: nel 2018 le emissioni in private placement rappresentavano il 62% del totale mercato (ovvero quasi due emissioni in private placement per ogni emissione quotata); nel 2021 la loro quota è salita all’83% (ovvero circa 4 emissioni in private placement per ogni emissione quotata).

“I trend di mercato confermano la validità dello strumento minibond per finanziare piani strategici di crescita di lungo periodo delle pmi. Già oggi la finanza tradizionale e fintech hanno allargato l’offerta di soluzioni per imprese ad alto potenziale. Nel 2022 ci aspettiamo un allargamento agli strumenti di finanza straordinaria di debito come minibond o anche obbligazioni convertibili, oltre a equity per le pmi. Una giusta evoluzione che risponde ad esigenze di capitale per cavalcare la ripresa, a complemento dei canali di finanziamento tradizionali. Sarà chiave la presenza costante di consulenza qualificata”, sottolinea Francesca Bartoli, responsabile analisi economiche Azimut Direct.

Nel concreto, questo è quello in cui si sostanzia l’esperienza di avanguardia che Azimut ha lanciato da qualche anno e che si è rafforzata con il lancio di Azimut Direct in seno al cosiddetto progetto “neo-financing”. Tra i punti cardine della strategia del Gruppo, il focus su fintech ed economia reale, con l’obiettivo di diventare interlocutore privilegiato per tutte le imprese italiane che cercano accesso al mercato dei capitali di debito ed equity e servizi di advisory ad alto valore aggiunto. Un impegno su economia reale testimoniato anche dai numeri espressi nella previsionale a fine 2021, che indica masse per 4,6 miliardi di euro (8,4% sul totale masse gestite), più del doppio di quanto registrato a fine valore 2020, grazie anche allo sviluppo di nuovi prodotti di investimento per la propria clientela.

eleonora.fraschini@lcpublishinggroup.it

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