Moneyfarm, 11 anni in crescita: l’intervista a Giovanni Daprà
«Nel 2011, nel nostro primo ufficio di Milano, eravamo in cinque. Oggi siamo quasi 200 e operiamo in due Paesi, Italia e Regno Unito, con tre uffici». Così Giovanni Daprà, ceo e co-founder di Moneyfarm, ricorda l’inizio dell’avventura che lo ha portato a dar vita a Moneyfarm insieme a Paolo Galvani.
La fintech si occupa di gestione digitale del risparmio e, con oltre 166 milioni di euro di capitali raccolti in sei round, costituisce una delle storie di maggiore successo nel panorama italiano del fintech.
Grazie a investitori del calibro di Cabot Square Capital, Allianz, Poste Italiane e M&G plc, ha potuto crescere e arrivare a gestire il patrimonio di oltre 90mila risparmiatori per un totale di 2,9 miliardi di euro.
Giovanni Daprà, durante la sua intervista a MAG, ha raccontato di essere sempre stato un grande appassionato di finanza e di aver mosso i primi passi della sua carriera in banca: «Ho iniziato nel 2005 nella divisione global market di Deutsche Bank». Nel 2010 però ha deciso di cambiare: «Non volevo più restare nell’investment banking, soprattutto perché, rispetto a quando ero entrato, vedevo ridursi le opportunità di crescita del business. La crisi del 2008 è stata indubbiamente un elemento determinante nella mia scelta di lasciare tutto per fondare Moneyfarm».
Da quale spunto è nata l’idea di Moneyfarm?
Moneyfarm è nata da un’idea di Paolo Galvani, il mio co-founder. Mi stavo guardando intorno nel mondo dei servizi finanziari convinto (come lo sono tuttora) che la tecnologia consumer, quella rivolta all’utente finale, potesse rappresentare una vera novità. Paolo, che era mio collega in Deutsche Bank, aveva in mente un servizio che aiutasse le persone a investire i risparmi in un’ottica di lungo periodo in modo semplice ed efficiente, riducendo le complessità a cui tutti i risparmiatori si trovano di fronte nell’accesso ai mercati finanziari. Penso che quella visione si sposasse perfettamente con la mia, perché dopotutto è a questo che deve servire la tecnologia: semplificare la vita delle persone, a maggior ragione quando si tratta di risparmio. Abbiamo parlato con diversi venture capital, finché Paolo Gesess di United Ventures ha ritenuto che l’idea fosse molto promettente e ci ha aiutato a costruire Moneyfarm da zero, partendo dal mercato italiano che era quello più alla nostra portata nell’immediato.
Come si sono svolti i primi round di investimento?
Il primo round di investimento è stato appunto quello di United Ventures nel 2012, e da quel momento abbiamo sempre dimostrato di saper attrarre capitali. Nel 2016, dopo aver ricevuto l’autorizzazione a operare nel mercato britannico, abbiamo realizzato un secondo round di finanziamento guidato da Cabot Square Capital e United Ventures. Nel 2018 Allianz Asset Management, Endeavor Catalyst e la Fondazione di Sardegna hanno siglato un aumento di capitale da 46 milioni di euro. Nel 2019 è stata la volta di Poste Italiane, che non solo è entrata nel capitale sociale guidando un round da 40 milioni di euro, ma è diventata anche nostro partner commerciale nell’offerta della nostra gestione patrimoniale digitale ai suoi clienti, uno dei maggiori accordi commerciali di questo genere in Europa (per clienti potenziali) nel risparmio gestito. […]
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