Scalapay, l’unicorno italiano del bnpl: Simone Mancini racconta il percorso della fintech
If you love it, Scalapay it: con questo motto, la fintech creata da Simone Mancini e Johnny Mitrevski ha raccolto oltre 727 milioni di dollari di finanziamenti ed è diventata un unicorno. Fondata nel 2019, è stata la prima realtà italiana a lanciare la formula di pagamento buy now, pay later e oggi i suoi clienti in Europa si attestano a 3,5 milioni. Nel maggio 2022, l’azienda ha raccolto 27 milioni di dollari di investimenti da Poste Italiane con un incremento del round Series B di 497 milioni di dollari di febbraio 2022, che si sono aggiunti a quelli del round Series A di 203 milioni. Il round di finanziamento Series B è stato guidato da Tencent
e Willoughby Capital, con la partecipazione di Tiger Global, Gangwal, Moore Capital, Deimos e Fasanara Capital.
Scalapay è stata inoltre il primo player italiano bnpl a ottenere una licenza dalla Banca d’Italia. Il mese scorso ha infatti acquisito l’istituto di pagamento Cabel IP, ridenominato Scalapay IP, diventando unico azionista della società. Per avere una panoramica sulla nuova frontiera del bnpl e capire le ragioni del successo di Scalapay, MAG ha intervistato il ceo e co-founder Simone Mancini.
Nel report recentemente presentato da Scalapay, The Secret Weapon of Buy Now Pay Later, vediamo che il settore è in rapida evoluzione. Come è cambiato il mondo del bnpl nell’ultimo anno?
L’espansione del bnpl va di pari passo con la crescita dell’e-commerce, in quanto i merchant lo stanno adottando per ampliare le opzioni di pagamento che possono offrire ai consumatori, i quali la scelgono per la facilità con cui possono essere approvati dei prestiti, rendendo questo metodo di pagamento un’opzione interessante rispetto alle carte di credito, soprattutto per i giovani consumatori con una storia creditizia
limitata o inesistente. Secondo l’indagine sui consumatori di servizi finanziari 2021 di GlobalData, i millennial e la Generazione Z sono i principali gruppi demografici che utilizzano i prestiti bnpl, con il 57% dei Millennial e il 54% della Generazione Z che dichiarano di aver scelto questa modalità.
Si tratta di un sistema che può essere paragonato a quello degli istituti di credito?
Il modello di business nell’ambito del settore bnpl non è paragonabile a quello bancario. È vero che, in astratto, il mercato di riferimento può comunque essere considerato quello del credito ma non in una logica long term, (avendo un’esposizione media di 30 giorni). Dunque, in uno scenario in cui i tassi crescessero x4, la nostra esposizione rimarrebbe comunque a 30 giorni e riusciremmo ad adattarci velocemente. Inoltre, la componente tasso d’interesse non è la principale fonte di costo del bnpl. Nel contesto attuale l’inflazione inficia le abitudini di acquisto dei consumatori e di conseguenza anche le vendite dei merchant. Il bnpl assume quindi un ruolo sempre più importante, permettendo la rateizzazione a breve termine ai clienti finali e continuando a essere un canale di ottimizzazione delle vendite per i retailer online e offline.
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