Three Hills Capital Partners: obiettivo 3 miliardi
Mauro Moretti, fondatore e managing partner, spiega a MAG la strategia del fondo paneuropeo, specializzato nel mid-market, che considera quello italiano come un mercato core
«Strategia, capitale flessibile, supporto agli imprenditori e ai manager ambiziosi che vogliono crescere»: così Mauro Moretti, fondatore e managing partner di Three Hills Capital Partners, riassume la ricetta del successo del fondo. Nato nel 2008, oggi gestisce asset per 2,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di arrivare a 3 miliardi entro il prossimo anno. Pioniere nel preferred capital, THCP si è specializzato nel mid-market, e considera quello italiano come un mercato core. All’interno di questa strategia si colloca l’investimento, annunciato il mese scorso, in Digital360, società benefit quotata sull’Euronext Growth Milan.
Quando il fondo investe in una realtà, punta sempre a farla crescere: «rientriamo nella categoria che gli esperti definiscono development capital. Portiamo capitali per lo sviluppo, non siamo dei ristrutturatori ma dei professionisti che vogliono aiutare le famiglie imprenditoriali e i manager a raggiungere le proprie ambizioni di business. Con questa flessibilità, siamo molto più sartoriali nel trovare delle soluzioni».
Per capire le potenzialità di questo approccio nel panorama del private equity italiano, MAG ha intervistato Mauro Moretti, che ha alle spalle ampia esperienza sia nel settore m&a che private equity.
Quali sono le caratteristiche di Three Hills Capital Partners e cosa vi differenzia nel panorama del private equity?
Il nostro team agisce su base paneuropea: a differenza di altri operatori, abbiamo infatti da subito scelto di lavorare sia in Inghilterra che in Italia.
Riusciamo a coprire tutti i Paesi europei in cui è attivo il mercato del private market, con particolare focus su Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna e Italia. All’inizio questo è stato un esercizio molto faticoso, perché siamo partiti con un team piccolo e un fondo da 100 milioni di euro. Oggi però il nostro fondo IV è arrivato a un miliardo; quindi, ha moltiplicato per dieci la dimensione. Grazie poi alle risorse aggiuntive che abbiamo raccolto, siamo riusciti a investire su un team che oggi conta quasi 70 persone. Il nostro headquarter è a Londra, ma Milano è un mercato su cui puntiamo molto e quindi tre anni fa abbiamo aperto una branch che conta 14 professionisti.
Come operate nel mercato italiano?
È un mercato che per noi è sempre stato core, sia per la raccolta che per il deployment. Abbiamo sviluppato una strategia di investimento, che costituisce un’alternativa all’equity ordinaria, a supporto di imprenditori e manager ambiziosi che vogliono raccogliere capitali. C’è sempre un evento alla base di un nostro deal, può essere l’acquisizione di un’azienda oppure il delisting, come nel caso di Digital360.
Portiamo capitali per lo sviluppo, non siamo dei ristrutturatori ma siamo delle persone che vogliono aiutare le famiglie e i manager a raggiungere le proprie ambizioni di business. Con questa flessibilità siamo molto più sartoriali nelle soluzioni, abbiamo infatti la possibilità di emettere bond, fare finanziamenti, sottoscrivere strumenti convertibili, azioni privilegiate e comprare equity. Abbiamo un mandato molto largo attraverso il quale cerchiamo di dare ai nostri investitori un profilo di rischio/rendimento interessante. Sono 15 anni che lavoriamo in questo modo e abbiamo una media ritorni molto vicina a quella di un fondo di private equity, seppure i nostri strumenti siano meno rischiosi.
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