Ecco perché i certificates nel 2024 sono piaciuti agli investitori
di Eleonora Fraschini
Protezione del capitale e diversificazione sono la ricetta del successo degli strumenti finanziari che, nei primi otto mesi dell’anno, hanno visto crescere la raccolta del 25%
Dopo aver giocato un ruolo di primo piano nel mondo degli investimenti nel 2023, anche quest’anno i certificates si confermano strumenti molto interessanti, soprattutto per il mercato primario. Si tratta di strumenti derivati cartolarizzati, emessi da istituzioni finanziarie, il cui valore dipende all’andamento di un asset sottostante. Quest’ultimo può essere un’azione o un paniere di azioni, ma anche un indice finanziario, una valuta, una materia prima, un tasso di interesse, un Etf. Ciò che li differenzia dagli investimenti diretti è la possibilità di avere una garanzia a protezione – della totalità o di una parte – del capitale. Questo vantaggio ha portato lo strumento ad avere un crescente successo nel corso degli anni.
Crescita costante: i dati
Secondo i dati censiti da Assoreti, nel mese di agosto di quest’anno, i certificates in collocamento hanno portato all’amministrato delle reti 462 milioni di euro su 507 raccolti nel mercato primario; questi prodotti sono quindi alla base del 91% degli afflussi in nuove emissioni. Buone notizie vengono poi dal mercato secondario: a differenza dell’anno scorso, che aveva registrato un deflusso di 1,6 miliardi, il 2024 si è distinto per afflussi pari a 3,4 miliardi di euro. Nei primi otto mesi del 2023 la raccolta di certificates è stata di 3.116 milioni di euro, ad agosto di quest’anno si registrano già 3.893 milioni: l’aumento è di quasi il 25%.
Un altro dato interessante riguarda il patrimonio, in cui la crescita dei certificati è costante. I dati del primo semestre del 2024 mostrano che questi prodotti corrispondono all’1,4% del patrimonio delle associate di Assoreti e superano i 12 miliardi di euro; nel 2023 invece rappresentavano l’1,3% ed erano 10 miliardi; nel 2022 erano l’1,1%, ovvero 8 miliardi.
Gli emittenti ACEPI (Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento) nel secondo trimestre del 2024 hanno collocato un volume complessivo di 6.413 milioni di euro: nello stesso periodo dell’anno scorso il dato si aggirava intorno ai 5.984 milioni, mentre nel 2022 erano 3.908 milioni.
Per quanto riguarda il numero dei prodotti offerti, nel secondo trimestre è stata raggiunta la cifra 477, di poco inferiore a quanto registrato nell’ultimo trimestre del 2023 (quando si è toccato il record storico di 487). Rispetto al primo trimestre, il numero di prodotti è cresciuto dell’8%, un aumento che consente di ampliare le opportunità di diversificazione per gli investitori.
Tipologie di certificati: si sceglie la protezione del capitale
Secondo i dati di ACEPI, i prodotti a capitale protetto sono la tipologia di certificati che più sono stati interessati dalla crescita degli ultimi anni. Tendenza rispecchiata anche dal secondo trimestre del 2024, che ha visto questa macro-classe crescere, sul trimestre precedente, di 9 punti percentuali rispetto ai prodotti a capitale condizionatamente protetto. I certificates infatti si suddividono in varie categorie, ACEPI ne ha individuate quattro, in base alla protezione dell’investimento.
I certificati a capitale protetto garantiscono la tutela del capitale investito, mentre i certificati a capitale condizionatamente protetto, a fronte di un potenziale ritorno più elevato, consentono l’esposizione a particolari asset offrendo una garanzia parziale del capitale, condizionata al non raggiungimento di determinati livelli barriera stabiliti all’emissione. Abbiamo poi i certificati a capitale non protetto, o benchmark, che replicano fedelmente la dinamica dei sottostanti e i certificates a leva, che offrono un’esposizione più che proporzionale a variazioni di prezzo di un determinato sottostante.
Un investimento con molti vantaggi…
I vantaggi degli investimenti in certificates sono molteplici. Vittorio Bonelli, Distribution Sales, Global Markets Italy di BNP Paribas Corporate & Institutional Banking ha spiegato a Financecommunity che, in primo luogo, si tratta di strumenti dotati di liquidità in quanto listati su Borsa Italiana e negoziabili sui sistemi SedEx e Cert-X: «La quotazione in borsa dei certificati assicura una maggiore trasparenza e accessibilità per gli investitori, che possono monitorare il proprio investimento in tempo reale e acquistare o vendere il certificato in modo semplice». Il secondo punto di forza riguarda la presenza di un market maker che garantisce prezzi aggiornati e spread limitati, facilitando la negoziabilità. «I certificati – prosegue Bonelli – sono inoltre strumenti fiscalmente efficienti: offrono una gestione fiscale vantaggiosa per gli investitori, in quanto permettono di compensare eventuali minusvalenze pregresse con plusvalenze derivanti dal loro rendimento». Questi prodotti consentono poi agli investitori di diversificare il proprio portafoglio in modo relativamente semplice ed economico, ottenendo esposizione a mercati, settori o asset che potrebbero altrimenti essere difficili da raggiungere direttamente: «con un certificato, l’investitore può accedere, ad esempio, a un paniere di azioni tecnologiche, a un indice settoriale o al merito creditizio di una o più entità di riferimento». I certificates, infine, «possono essere strutturati per rispondere a una varietà di obiettivi d’investimento, come la protezione del capitale, il rendimento periodico tramite premi o la partecipazione a mercati specifici. Questa varietà li rende estremamente adattabili e in grado di rispondere alle diverse esigenze di rischio e rendimento di ogni investitore».
… ma che comporta anche dei rischi
Come tutti gli investimenti, anche i certificati implicano dei rischi. Si tratta innanzitutto di strumenti finanziari complessi che, come ha spiegato Bonelli, «richiedono una buona comprensione delle loro caratteristiche, soprattutto per quanto riguarda il funzionamento delle barriere, dei livelli di protezione e delle opzioni di rimborso. Tuttavia, negli ultimi anni si è sviluppata una vasta rete di informazione dedicata a questi temi che aiuta gli investitori a familiarizzare con i vari strumenti». È poi necessario considerare il rischio legato al mercato e al credito: «pur offrendo protezioni o barriere, i certificati non eliminano completamente i rischi. In caso di andamenti sfavorevoli del sottostante, il valore del certificato può subire delle perdite, soprattutto per strumenti senza protezione del capitale. Inoltre, il certificato dipende dal merito di credito dell’emittente, quindi è importante valutare la solidità della banca o istituzione che emette il certificato». Non bisogna poi sottovalutare gli aspetti legati alla volatilità di prezzo, conclude Bonelli: «pur essendo strumenti a sé stanti, sono legati ai movimenti del sottostante e possono essere sensibili a variabili esterne, come i tassi d’interesse o la volatilità di mercato».