Finanza a ostacoli: dalla geopolitica al golden power
di valentina magri
La geopolitica spariglia le carte della finanza. Lo hanno detto Francesco Gianni, socio fondatore di Gianni & Origoni e Flavio Valeri, presidente di Lazard Italia, alla Breakfast on finance, che si è tenuta il 10 giugno scorso nell’ambito della nona edizione della Legalcommunity Week, moderata da Nicola Di Molfetta, direttore delle testate di LC Publishing Group.
«Fino a poco tempo fa le operazioni di finanza straordinaria si basavano sulla strategia di business e le condizioni dei finanziamenti dipendevano dall’andamento del mercato. Ora è rilevante anche l’aspetto geopolitico», ha spiegato il presidente di Lazard Italia. Sebbene l’incertezza renda più complessa la valutazione delle aziende e la ricerca di un prezzo equo per venditori e compratori, i fondi di private equity hanno dry powder e anche bisogno di dismettere partecipazioni che detengono da troppo tempo. «Nonostante la grande incertezza sui prezzi, le opportunità ci sono perché c’è chi deve comprare e chi deve vendere», sottolinea Gianni.
Per Valeri, oggi la principale difficoltà per investitori e finanziatori consiste nel prevedere cosa accadrà. «Prima se ne occupavano i think tank, come Kissinger Associate in Usa e Ispi in Italia. Il prossimo passo sarà l’introduzione di gruppi di advisor geopolitici all’interno delle banche d’affari. Resta da capire se saranno una funzione interna oppure se serviranno accordi con fornitori esterni di questi servizi». Per quanto riguarda le decisioni in un contesto di incertezza, secondo il socio fondatore di Gianni & Origoni «conta di più la capacità di intuizione rispetto all’applicazione di criteri che prima erano abbastanza scontati».
Sui deal su suolo italiano purtroppo pesano ancora la reputazione del Paese, le frequenti crisi di governo che ha subìto e gli italiani che lavorano all’estero, che spesso sono i peggiori detrattori dell’Italia. Secondo l’avvocato Gianni, la ragione dietro i pregiudizi degli investitori esteri verso il nostro paese risiede nel fatto che «non abbiamo comunicato la sostanziale stabilità politica del Paese. Sono cambiati i governi, ma la politica economica è abbastanza stabile rispetto ad altri Paesi europei. Inoltre, oggi stiamo dando un’immagine di coerenza e tranquillità, che dovrebbe attrarre gli investimenti». Valeri ha aggiunto che «dopo il Covid è ripartito l’orgoglio nazionale italiano, a prescindere dai cambi di Governo. E il Governo ha fatto bene, perché lo spread al suo insediamento era a 250 punti base e ora è a quota 90 punti base, sebbene dovrebbe essere di 30-40 punti inferiore, essendo ancora più alto di altre economie europee come Francia e Portogallo».
Risale sempre al periodo del coronavirus il rafforzamento delle norme sul golden power. Sia Valeri che Gianni concordano sulla necessità di definire in modo chiaro quali sono i settori cui applicarlo. Non solo per evitare il richiamo del golden power a tutela degli interessi politici, ma anche perché la mancanza di chiarezza delle leggi frena gli investimenti e le operazioni. Il settore più critico è quello del credito e del risparmio.
Continua a leggere l’articolo: scarica gratuitamente la tua copia di MAG