A Bankitalia andrà il potere di rimuovere i vertici delle banche
Presto Banca d’Italia potrà mandare via i vertici delle banche, in particolare quelle di dimensioni medio-piccole, circa 500 istituti (soprattutto Bcc), che non rientrano sotto la vigilanza della Banca Centrale Europea.
Lo stabilisce il decreto legislativo sugli enti creditizi approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, una misura invocata da tempo dalla Vigilanza e su cui l’Italia arriva in ritardo rispetto alle indicazioni europee. Il decreto, infatti, recepisce la direttiva 2013/36/Ue, meglio conosciuta come Crd4, la cui scadenza era il 1 gennaio 2014. Ora il Governo colma questa lacuna, per cui era stata avviata anche una procedura d’infrazione, e dà nuova forza alla vigilanza di Bankitalia.
Nel dettaglio, a Palazzo Koch viene assegnato il potere di rimuovere «uno o più esponenti aziendali» delle banche quando la loro permanenza in carica sia di «pregiudizio per la sana e prudente gestione della banca». Inoltre, Banca d’Italia potrà disporre la rimozione dell’intero board, quale misura alternativa alla gestione provvisoria e all’amministrazione della banca (il cosiddetto potere di removal) come raccomandato dal Fondo monetario internazionale. Un potere che riguarda anche gli organi di Sim, Sgr, Sicav, Sicaf.
Ma non finisce qui. Il decreto assegna infatti alla Vigilanza anche poteri intermedi, come ad esempio la facoltà di fissare l’ordine del giorno dei Cda; proporre l’assunzione di determinate decisioni societarie; fissare limiti all’importo totale della parte variabile delle remunerazioni interne; convocare gli organi collegiali; vietare determinate operazioni o di distribuire utili.
Previste anche sanzioni più aspre, che arrivano fino a cinque milioni e vengono applicate non solo alle persone fisiche ma anche agli stessi intermediari, ai quali potrà essere inflitta una multa fino al 10% del fatturato.
Tra le altre riforme contenute nel decreto c’è anche quella relativa ai requisiti dei manager e dei partecipanti al capitale, ai quali vengono integrati «i requisiti oggettivi di onorabilità e di professionalità» con «criteri di competenza e correttezza». Inoltre, in applicazione del principio in base al quale gli esponenti sono obbligati a dedicare un tempo adeguato all’esercizio del proprio incarico, é prevista anche «una disciplina dei limiti al cumulo degli incarichi».
Vengono introdotti infine anche i meccanismi per la segnalazione di eventuali violazioni normative da parte del personale delle banche (il cosiddetto “whistleblowing”), sia all’interno dell’ente sia verso l’autorità di vigilanza e viene riformata la disciplina delle sanzioni amministrative: sarà in primo luogo l’ente a essere punito, e «solo sulla base di presupposti individuati nel decreto legislativo» anche l’esponente aziendale o la persona fisica responsabile della violazione.