Asset class alternative, quando il momento giusto per investire?

Impossibile, a mio avviso, individuare un periodo migliore di un altro per investire nelle asset class alternative: emergenza sanitaria, elezioni Usa, Brexit, contrazione economica, espansione economica, valori delle case in discesa, valori delle case in salita.

Potremmo continuare ancora per molto, arrivando, in ogni caso, alla conclusione che qualsiasi cosa accada (dipende dal punto di vista con cui la si analizza) può essere un buon motivo per posticipare la decisione di investimento.

Tutto ciò, secondo me, rischia di essere privo di fondamento, semplicemente in quanto l’investimento non avviene in un momento unico. Una riflessione che vale ancor di più se vista con gli occhi di un fondo pensione o di un asset owner, che investe prediligendo la visione di lungo periodo alla logica momentum alla quale dedica, in determinati casi, solo una parte limitata del portafoglio, rappresentata da strumenti particolarmente liquidi.

Quindi, rovesciando il discorso, possiamo dire che, facendo le dovute analisi e intercettando strumenti che meglio di altri rispondano alle esigenze, è sempre tempo di investire in private markets.

All’inizio di novembre è uscito un approfondimento sul tema riguardante un importante asset owner svedese: è il caso di AP 7, istituzione di estrazione governativa creata con l’obiettivo di gestire parte dei contributi pensionistici degli attivi locali. L’ente, con asset under management di poco superiori ai 63 miliardi di euro, ha dichiarato, per il tramite del responsabile investimenti alternativi Per Olofsson, che sta analizzando la modalità più idonea per aumentare l’esposizione nei private capital, diversificando l’attuale portafoglio con l’inserimento di real estate, private debt e infrastrutture (qui il link all’articolo (https://bit.ly/2JdVazI).

In questo senso, il governo svedese sta verificando la possibilità di aumentare l’esposizione alle asset class non quotate dall’attuale 4% al 40%, circa 25 miliardi di euro se rapportato al patrimonio in gestione. Un valore corrispondente a circa il 14% dell’Aum complessivo di tutti i fondi pensione (escluse le casse di previdenza) operative oggi in Italia (Aum determinato sulla base del bollettino statistico n. 76 MEFOP (https://bit.ly/33lhYV7).

Un percorso, viene sottolineato, che richiederebbe, in ogni caso, un processo di implementazione lungo diversi anni, necessario per evitare il rischio di concentrazione, e fondamentale per rispondere alle linee di guida governative che individuano nella forbice tra il 7% e l’8% il rendimento obiettivo dell’istituzione.

In questo senso, diventa importante aumentare l’esposizione verso le asset class non quotate, diversificandone il rischio sottostante; da evitare, anche, la possibilità che tutto venga investito in private equity: opzione che certamente presenta i potenziali ritorni più elevati, ma espone il portafoglio ad altrettanto importanti rischi. Olofsson chiude sottolineando l’approccio di lungo periodo che caratterizza AP 7 e come questo rappresenti il valore aggiunto nella gestione del risparmio per i lavoratori.

Ma non solo Svezia… Secondo uno studio di Private Equity International, la maggioranza degli investitori intervistati ha pianificato di aumentare o, almeno, mantenere, l’esposizione in alternativi nei prossimi dodici mesi.

Due elementi importanti, quelli visti in questo articolo, che ci permettono di focalizzare la caratteristica che lega i diversi investitori nell’approccio ai mercati privati: asset allocation strategica. Il “momento”, come dicono quelli bravi, non è un driver per la valutazione di questa asset class.

La chiave, ritengo, sia la strategia di investimento che si declina non solo nella gestione del portafoglio, ma in una visione complessiva della struttura, di chi è chiamato a gestire le complessità del patrimonio e degli amministratori che di ciò ne sono responsabili.

Una presa di coscienza che, sulla scorta di quanto molti fondi pensione stanno facendo proprio in questo periodo, permetta una lettura complessiva dell’ente nella ottica di risk management: approccio che dovrebbe caratterizzare le scelte dell’istituzione in ogni aspetto.

L’attesa è una delle parti prevalenti della psicologia umana e noi, non facendo eccezione a questo, cerchiamo sempre di aspettare fino a quando si verificherà la situazione favorevole a noi più favorevole. Per questo cerchiamo sempre “il momento giusto”: nelle asset class alternative il momento giusto o non c’è o c’è sempre. Ad ogni investitore la propria scelta!

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