Astaldi, Salini Impregilo conferma interesse in quadro Progetto Italia

Rush finale per il salvataggio di Astaldi da parte di Salini Impregilo.

Con un comunicato pubblicato nella tarda serata di ieri, la società di costruzioni in concordato preventivo ha reso noto di aver depositato al tribunale di Roma una nota per fornire i chiarimenti richiesti dai giudici. Inoltre, Astaldi ha aggiornato la proposta di concordato

In particolare, con gli aggiornamenti depositati “sono stati forniti maggiori dettagli in merito ad alcuni passaggi tecnici relativi, inter alia, alle modalità di segregazione del patrimonio destinato a soddisfare i creditori chirografari, e sono state meglio dettagliate le operazioni che condurranno alla sottoscrizione dell’aumento di capitale”.

La nota conferma che due giorni fa Astaldi ha ricevuto da Salini Impregilo “formale conferma dell’interesse di quest’ultima a proseguire l’operazione di rafforzamento patrimoniale, finanziario ed economico… nel contesto del più ampio Progetto Italia e dell’operazione di sistema ad esso sottesa”.

Il piano prevede che il gruppo guidato da Pietro Salini (nella foto) sottoscriva un aumento di capitale da 225 milioni di euro, che lo porterà a controllare il 65% del capitale di Astaldi. L’obiettivo di Salini Impregilo è chiudere il salvataggio entro il 15 luglio. Peraltro, i due gruppi stanno già lavorando insieme in alcuni cantieri, ma Salini Impregilo non vuole rilevare i progetti più problematici di Astaldi, in particolare il ponte sul Bosforo.

Ma Astaldi dovrebbe essere solo un tassello della costruzione di un grande polo delle costruzioni, un’operazione di sistema che vede Cdp come regista e che ha preso il nome di Progetto Italia. Stando a indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi, nel polo dovrebbe confluire Pizzarotti, CondotteTrevi Costruzioni, FincositVianini e Maltauro, mentre resta in dubbio il coinvolgimento del mondo cooperativo, in particolare di Cmc.

Nel dettaglio, secondo quanto riferito a Financecommunity.it da diverse fonti, Cdp – che non può entrare direttamente nel capitale di Astaldi per vincoli statutari – sottoscriverebbe un aumento di capitale di Salini Impregilo (si ipotizza un’operazione da 600 milioni, di cui 300 milioni a carico di Cdp), rilevando il 30% circa e fornendo così la liquidità per il salvataggio di Astaldi e degli altri gruppi di costruzioni. Contestualmente, i creditori convertirebbero il debito in equity, ritrovandosi con il 10% circa del capitale. Inoltre, le banche dovrebbe mettere a disposizione finanziamenti per 700 milioni, confermare le linee di credito attuali (300-400 milioni) e mettere a disposizione linee di backup per 200-300 milioni.

Intervistato dal Corriere della Sera il 31 maggio scorso, Pietro Salini aveva detto, a proposito dell’aumento di capitale: “Le cifre più o meno potrebbero essere queste”. Salini, inoltre, aveva sottolineato di poter contare su “tutto il supporto” delle banche, “un afflato verso questo progetto”. L’attuale AD della società di costruzioni, poi, aveva posto l’accento sulle opere pubbliche ferme, per “almeno 35 miliardi”, e sulle “oltre 30mila persone direttamente coinvolte”.

Lo stesso giorno, Massimo Ferrari, direttore finanziario di Salini Impregilo, intervistato dal Sole 24 Ore, aveva detto che il Progetto Italia è in grado di generare un impatto sul Pil dello 0,3% l’anno. Ferrari aveva confermato di aver presentato offerte ai commissari di Condotte “e le stiamo valutando anche per Cmc”.

Resta aperto il nodo della governance del polo: indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi hanno indicato in Claudio Costamagna l’uomo scelto da Cdp, fondazioni e banche come presidente, mentre Pietro Salini manterrebbe la carica di AD.

Sul progetto sono al lavoro Lazard, Intermonte e Bcg per Cdp; Vitale, BofA-Merrill Lynch e Bonelli Erede per Salini Impregilo; Houlihan Lokey, Alvarez & Marsal e Linklaters per le banche; Rothschild, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners, Laghi Di Gravio per Astaldi.

Noemi

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