BAD LOANS, RAFFICA DI DISMISSIONI IN EUROPA

Tempo di dismissioni per le maggiori banche italiane e non. Secondo quanto riportato da Bloomberg, istituti come Unicredit, Barclays, Credit Suisse e Danske Bank, stanno cercando di smistare sul mercato bad loans e investimenti viziati per un valore totale di 1.720 miliardi di dollari, il 65% delle attività dalla fine del 2013.
In Italia, Unicredit ha iniziato a marzo a quantificare i prestiti non performanti da vendere, (si veda anche l’asta per la vendita di Uccmb) e sarebbe intenzionata a ridurre gli asset a 33 miliardi entro la fine del 2018, dagli 81 di giugno scorso. Anche Intesa Sanpaolo si starebbe organizzando per liberarsi degli asset scomodi. Banco Popolare Sc, invece, ha abbandonato la vendita di gran parte dei suoi prestiti non performanti perché le offerte raccolte sono state giudicate non soddisfacenti.
Oltre i confini nazionali, l’inglese Barclays ha incrementato a maggio l’operazione di riduzione degli assets, quando ha annunciato un piano per uscire da alcune aziende commerciali con elevati requisiti di capitale in Spagna e in Italia e prestiti aziendali a lungo termine che offrono rendimenti insufficienti. La banca, a fine giugno, aveva 468,6 miliardi di sterline in questo tipo di attività.
Oltralpe, Credit Suisse ha creato divisioni nel mese di ottobre per disporre di attività di investment e private banking che non ritiene strategicamente rilevanti e ha il mese scorso ha comunicato che sarebbe uscita da diversi mercati di beni primari. L’azienda precedentemente aveva annunciato un piano per tagliare asset ad alto rischio.
A determinare tali decisioni sono stati diversi fattori, tra i quali il bisogno delle banche europeedi maggiori profitti poi da reinvestire, ma anche dagli stress tests della Banca Centrale Europea, che hanno l’obiettivo di riportare nel sistema finanziario una maggiore fiducia verso le banche Ue forzandole a ripulire il proprio bilancio.

Noemi

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