Banca Ifis, utili a 162 milioni nel 2015

Banca Ifis manda in archivio il 2015 registrando un utile netto pari a 162 milioni (+69% rispetto all’anno precedente). A spingere sul risultato è stata principalmente la cessione di titoli di Stato e altre attività ‘available for sale’ per 125,7 milioni, anche se, ha sottolineato l’amministratore delegato Giovanni Bossi (nella foto) durante la presentazione dei risultati, «il gruppo è in crescita, i costi si mantengono costanti e gli analisti ci danno per il 2016 a 100-105 milioni. È una stima che sposiamo».

Considerando il risultato, Banca Ifis distribuirà sull’esercizio 2015 un dividendo di 0,76 euro per azione, in crescita rispetto alla cedola di 0,66 euro distribuita sul 2014. Il dividendo, che verrà approvato dal Cda in programma per il 2 febbraio, corrisponde a una payout del 25% in discesa dal 36,4% del 2014. La ragione, ha spiegato Bossi, è legata al fatto che «ormai dal 2012 riteniamo che gli utili dell’attività di carry trade sui titoli di Stato sia una componente destinata a rafforzare il patrimonio della banca, e non a generare altri utili».

Nello specifico, il margine di intermediazione si attesta a 408,0 milioni di euro (+43,6% rispetto all’esercizio precedente, pari a 284,1 milioni), grazie alla crescita registrata dai segmenti DRL (+69,3%), ossia l’acquisto e la gestione di portafogli di crediti non-performing nel mercato unsecured, e crediti fiscali (+84,8%) e dal positivo apporto dei crediti commerciali. In particolare il settore DRL registra un margine pari a 56,3 milioni di euro, in crescita rispetto ai 33,2 milioni nel corrispondente periodo del 2014 (+69,3%). Nel corso del 2015, infatti, Banca Ifis ha concluso diverse operazioni in questo comparto.

L’ultima a dicembre riguarda l’acquisto di due portafogli di crediti non-performing dal valore nominale di oltre 400 milioni di euro e la contestuale vendita di tre portafogli di NPL del valore nominale complessivo di circa 1,4 miliardi corrispondenti a 137.000 posizioni. Sempre a dicembre, Banca Ifis e Consel, realtà del Gruppo Banca Sella operante nel settore del credito al consumo, avevano concluso un’operazione di cessione di un portafoglio di crediti di difficile esigibilità unsecured (non garantiti) per 230 milioni di euro, mentre ad agosto il gruppo aveva concluso due operazioni di acquisto di portafogli messi in vendita da Santander Consumer Bank e da un primario fondo internazionale per un valore totale di 630 milioni.

In questo contesto, il banchiere ha ribadito l’interesse ad acquistare nuovi portafogli di non performing loans come già accaduto nel 2015 ma si è dichiarato “in prima battuta” poco interessato agli asset delle quattro bad bank nate dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. «Le bad bank hanno dei portafogli crediti non performing molto interessanti, espandersi è facile, bisogna capire come», ha detto, specificando che «noi siamo concentrati su quelli non garantiti e retail. Ci guardiamo intorno, su prodotti che siano compatibili e contigui ai nostri», ha spiegato.

Pur prediligendo a oggi la crescita per linee interne, Bossi non ha escluso che «se ci saranno opportunità di acquisizioni sul mercato saranno valutate», ma «non parteciperemo alle aste delle quattro banche salvate», ha poi aggiunto.

Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, il Common Equity Tier 1 (CET1)è pari a 14,68% (13,89% al 31 dicembre 2014) mentre il Total Own Funds Capital Ratio a 15,37% (14,21% al 31 dicembre 2014). Il gruppo ha segnalato inoltre un aumento delle assunzioni: 177 nuove risorse inserite (+41,6%). 

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