Banca Investis, Basellini: le dimensioni di una banca, la sartorialità di una boutique

di letizia ceriani

A luglio 2024, il Gruppo Banca Investis – che in Italia conta 16 sedi, tra negozi finanziari e filiali, e 80 private banker – annuncia la nascita di una nuova divisione di Capital Markets & Corporate Advisory, specializzata in Equity Capital Markets e M&A e, in concomitanza, alcuni ingressi strategici, tra cui quello di Christian Basellini (in foto), che entra per guidare il nuovo team nel ruolo di head of Capital Markets & Corporate Advisory, insieme a Marco Pelosi come head of Capital Markets e Dario Sala come Capital Markets & Corporate Advisory senior specialist. Sarebbe meglio chiamarla «direzione», spiega Christian Basellini a MAG, a conferma della strategia adottata da Banca Investis volta ad aprire dialoghi tra le varie linee di business, dal private banking all’asset management, all’investment banking. Due, decisive, le caratteristiche principali – «siamo indipendenti e abbiamo a disposizione un track record profondo» – che, unite, racconta Basellini, permettono di assistere in maniera profonda ed efficace il cliente, unico vero focus dei servizi offerti dal Gruppo Banca Investis.

A metà tra club, boutique finanziaria e banca in senso più classico del termine, la nuova direzione advisory guidata da Basellini, che ha alle spalle una carriera in Equity Capital Markets, coltivata prima in Mediobanca e poi in UniCredit, punta ad infoltire il portafoglio clienti, approfondendo le capacità del Gruppo e potendo contare su una squadra accomunata da visioni e passioni professionali, ma soprattutto da una mission: quella di «diventare un punto di riferimento in Italia», tenendo a mente il fatto che «è l’approccio a fare la differenza».

In questo articolo, l’intervista di MAG a Christian Basellini.

Con il suo ingresso, Banca Investis inaugura una nuova divisione – Capital Markets & Corporate Advisory – che si integrerà con le altre linee di business del gruppo. In che modo?

Partiamo da un assunto di base: l’idea è quella di ampliare e rafforzare l’offerta della banca con un supporto strategico e operativo alle imprese nei vari cicli della loro vita. In quest’ottica, l’integrazione con le altre linee business è sinergica e, mi lasci dire, anche semplice.

Semplice?

Tutte le nostre strategie partono da un punto comune, il cliente, che però può avere differenti esigenze che in differente modo la banca deve essere in grado di soddisfare. È difficile immaginare, per esempio, che il cliente possa, in maniera scientifica, razionale e totalmente asettica, differenziare il proprio pensiero fra quello che è l’impresa, i figli e il patrimonio. Cosa succederà nei prossimi cinque anni a livello personale, a livello di partecipazione, a livello di sviluppo del business? L’imprenditore ha una visione complessa dei suoi bisogni e la banca si deve proporre come possibile soluzione, che sappia leggere la complessità e che sia efficace.

È una dichiarazione di intenti?

Lo è nella forma e nella sostanza. Quelle che solitamente vengono chiamate divisioni, come lei stessa ha fatto, noi preferiamo chiamarle “direzioni”, perché, appunto, sono sinergiche e quindi comunicanti tra loro. Sembra un dettaglio solo terminologico, ma è sintomatico del lavoro che cerchiamo di fare.

Questo è un tipo di approccio che vi caratterizza.

Ed è proprio l’approccio a fare la differenza. Siamo una realtà di dimensioni contenute, ma con professionalità molto profonde. Quindi, lo stesso professionista non avrà mai una visione ancorata al singolo prodotto e tendenzialmente il nostro sforzo deve essere orientato sempre di più automaticamente nei confronti del cliente.

Rimane una consulenza sartoriale.

Siamo una boutique finanziaria, ma, a differenza delle altre boutique, siamo anche una banca. E questo ci pone in partenza su un’altra dimensione, perché abbiamo a che fare con altre grandezze.

Continua a leggere l’intervista, scarica la tua copia di MAG.

letizia.ceriani@lcpublishinggroup.it

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