Banche e law firm, corsa al “coin” digitale
La gara allo sviluppo di monete digitali ha raggiunto un nuovo livello da quando Facebook ha annunciato i piani per la sua criptovaluta, Libra. Finora infatti l’attenzione era concentrata solo sul Bitcoin, la prima valuta digitale nota alle cronache soprattutto per la volatilità che tanto piace ai trader. Tuttavia, Bitcoin e Libra sono solo due delle oltre 1.600 criptovalute esistenti al mondo (si possono trovare elencate qui). Ci sono anche Ethereum, Ripple e Tether, solo per citarne qualcuna.
Anche Telegram, la app di instant messaging rivale di Whatsapp, sta lavorando alla sua Gram, così come la catena di supermercati Walmart.
E se è difficile stabilire quante persone le utilizzano per le loro transazioni (per il sito Statista.com il numero di persone che usano la blockchain è lievitato da 3,18 a 26 milioni dal 2015 al 2019), sappiamo che sono 40 milioni i wallet, cioè i portafogli digitali, esistenti.
Insomma, pagare online con monete alternative o scambiarsi valore attraverso token digitali non è più solo una possibilità ma una certezza. E, a quanto pare, se ne sta accorgendo anche il mondo della finanza e degli affari. In primis le banche, pubbliche e private, si stanno muovendo per non farsi sopraffare dal crescente rischio di disintermediazione. E persino gli studi legali stanno esplorando le potenzialità di questa tecnologia. Le law firm non solo si stanno preparando per assistere i clienti in questa rivoluzione ma stanno anche “coniando” i loro token da riservare agli usi più svariati…
Questo è un estratto dalla rubrica Trend presente sulla rivista MAG. Scarica qui l’ultimo numero e continua a leggere l’articolo sul MAG n.126, a questo link.