Banco Popolare e Bpm più vicine alle nozze

«Siamo avanti, ma ci vuole tempo». Con queste parole l’amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti (nella foto), conferma ufficialmente quelle che erano voci insistenti di mercato: Banco Popolare e Banca Popolare di Milano stanno ufficialmente trattando un possibile matrimonio. Il gruppo milanese avrebbe dunque preferito, per il momento, le avances del Banco veronese a quelle di Ubi banca, l’altra candidata alla fusione.

Il tema decisivo alla base delle trattative sembra essere quello della futura governance societaria. Allo studio ci sarebbe un board composto da nove veronesi, sette milanesi e tre indipendenti (di cui 2 in quota ai sindacati Fabi e Uilca).  

Nel dettaglio, Carlo Fratta Pasini potrebbe assumere il ruolo di presidente, Giuseppe Castagna (foto a sinistra) quello di ceo e Pier Francesco Saviotti presidente del comitato esecutivo. Da definire, invece, il ruolo futuro di Piero Giarda, attuale presidente di Bpm.

Risolto il nodo governance, inizierà il lavoro degli advisor, Merrill Lynch e Mediobanca per il Banco e Lazard e Citi per Bpm, con la due diligence per arrivare a una fusione alla pari tra le due popolari. L’ipotesi più accreditata è quella che prevede la creazione di un gruppo con sede operativa a Verona, una sede legale a Milano e, appunto, quell’architettura di governance impostata secondo il sistema tradizionale, adottato attualmente dal Banco Popolare.

Per avere qualche certezza bisognerà aspettare. Anche se, secondo alcune letture, non è escluso che si arrivi all’annuncio della sigla di un memorandum of understanding tra le due parti già nella prima metà di febbraio.  

Noemi

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