Bny Mellon Investment Management: l’intervista a Stefania Paolo
Oltre 10mila visitatori divisi tra più di 120 conferenze. Anche nella sua 12esima edizione, il Salone del Risparmio ha soddisfatto le aspettative. MAG ha intervistato alcuni dei relatori per discutere dei temi salienti dell’evento.
Stefania Paolo, country head di Bny Mellon Investment Management, in particolare ha approfondito le conseguenza della situazione geopolitica sul mercato: «La divisione Investment Management di Bny Mellon ha asset in gestione per 2400 miliardi di dollari da clientela privata e istituzionale. Il 2022 è un anno di grandi sfide, in parte prevedibili, come l’aumento dell’inflazione, in parte no, come la guerra che è stata un vero cigno nero. La crisi ucraina ha posto in essere una serie di domande sulla sostenibilità della crescita. Abbiamo assistito poi al tema del rialzo dei tassi da parte delle banche centrali che fino alla fine del 2021 erano invece in una condizione più graduale».
Tutti questi fattori hanno completamente cambiato lo scenario: «Ora siamo in un contesto del tutto cauto, in cui il tema dell’economia reale è sempre più importante. Abbiamo assistito a una maggiore attenzione di tutte quelle che sono le strategie che possano proteggere dall’inflazione». Bny Mellon si è allineata a questa necessità: «In particolare abbiamo una strategia che è un multi asset a ritorno assoluto che si chiama Bny Mellon global real return che è nato per un contesto inflattivo. A parte questo abbiamo visto anche un’attenzione alle strategie ad alto dividendo. Permettono infatti di affrontare questo periodo particolarmente complicato, considerando che i dividendi vengono da anni veramente complicati. Le società stanno distribuendo sempre più dividendi anche sostituendoli ai buy back a favore di questa distribuzione».
Rimane sempre l’attenzione all’ambito della sostenibilità: un tema che non è venuto meno né con la pandemia né con la guerra, che anzi ha portato una crescente attenzione all’energia: «Il trend della sostenibilità ormai è inesorabile: non ci dobbiamo concentrare solo sulla “e” dell’esg, quindi l’environnement, ma stiamo assistendo anche a una rivoluzione del social, con temi come l’inclusività e la diversity, all’education e la formazione. La pandemia non ha fatto altro che accelerare questo ambito, come del resto la guerra ha fatto emergere la necessità di trovare fonti alternative di energia per diventare sempre più indipendenti da approvvigionamenti da parte di altri Paesi», continua.
Nel contesto di transizione ecologica e digitalizzazione, Paolo spiega che è particolarmente importante il ruolo della blockchain: è il meccanismo sicuro per definizione, perché a un bene o servizio si associa un codice univoco. Si creano quindi dei registri di dati e informazioni che vengono trasmessi in maniera non hackerabile e trasparente. «L’utilizzo di questa tecnologia va a impattare tutti i settori, quindi non soltanto quello delle criptovalute. Noi in Bny Mellon lavoriamo al tema già dal 2015, non guardando tanto al settore delle cryptocurrency, ma al settore sanitario e delle biotecnologie. Nell’ambito della sostenibilità e del capitale umano ha dei risvolti positivi, proprio perché è un registro di dati trasmissibili in maniera molto trasparente e tracciabile. Noi nel nostro fondo non possiamo investire nelle criptovalute, ma investiamo sempre di più (dato che il mercato ammonta ormai a 3.100 miliardi di dollari), in settori che utilizzano questa rivoluzione digitale. Ha infatti dei vantaggi notevoli in termini di efficientamento dei costi».
Per leggere l’articolo completo clicca qui e scarica MAG