Borsa Italiana dice stop all’Ipo di Popolare di Vicenza

Borsa Italiana mette il freno a mano alla quotazione Banca Popolare di Vicenza. A distanza di tre giorni dalla chiusura dell’offerta, terminata lo scorso venerdì dopo un’estensione di 24 ore, per Palazzo Mezzanotte “mancano i presupposti per garantire il normale funzionamento del mercato” e quindi “il provvedimento di ammissione disposto il 20 aprile scorso è da considerarsi decaduto”,si legge nella nota. 

Lo stop è dovuto in sostanza al mancato raggiungimento della soglia minima di flottante necessaria per l’ammissione agli scambi, pari al 25%. 

L’offerta del gruppo guidato da Francesco Iorio (nella foto) pari a 1,5 miliardi di euro si era conclusa con la sottoscrizione del 7,66% a 0,1 euro per azione da parte di 6.683 richiedenti. A questo punto il collocamento salta e il Fondo Atlante, subentrato a Unicredit come garante dell’operazione, avrà una partecipazione nel capitale della banca vicentina pari al 99,33%. Atlante avrà un esborso di 1,49 miliardi di euro, rispetto a una dotazione per intervenire in aumenti di capitale di quasi 3 miliardi. La quota restante del capitale Popolare Vicenza rappresenta le azioni in mano ai “vecchi” soci, che continueranno quindi a detenere titoli di una società non quotata.  

Ora Atlante potrebbe mettere in scaletta una nuova quotazione in un periodo di 18-24 mesi. Un’operazione che, secondo il presidente di Quaestio sgr Alessandro Penati, potrebbe avvenire «a un prezzo più alto» rispetto a quello di oggi grazie al lavoro di ristrutturazione svolto nel frattempo e a multipli più favorevoli per il comparto bancario.

Nei dettagli del placement, alla chiusura dell’offerta globale di sottoscrizione risultava che “un unico soggetto”, il fondo Atlante,” sarebbe stato detentore del 91,72% del capitale post offerta”, mentre “dieci investitori istituzionali avrebbero detenuto il 5,07%: più precisamente il 4,97% sarebbe stato in capo a un unico soggetto (Mediobanca, investimento vincolato al listing) indicato come non computabile ai fini del flottante”, ricorda Borsa Italiana. In questo quadro “il pubblico avrebbe detenuto lo 0,36% del capitale post offerta, mentre gli azionisti preesistenti avrebbero avuto il 2,86% di cui il 2,19% in sottoscrizione dell’aumento di capitale”, si legge nella nota.

La decisione di Borsa di non ammettere i titoli Popolare Vicenza ha portato a un deciso peggioramento dei titoli bancari in Borsa, appesantendo l’intero listino. L’esito dell’ipo Popolare Vicenza getta un’ombra anche sull’operazione analoga da 1 miliardo di euro che Veneto Banca dovrà lanciare a giugno, garantita da Banca Intesa e da altre nove banche di un consorzio firmato il 23 dicembre.

Inoltre, il prospetto prevedeva 60 milioni di fee per i coordinatori dell’offerta globale (Bnp Paribas, Deutsche Bank, Jp Morgan, Mediobanca e Unicredit)  che, secondo due fonti vicine alla situazione citate da Reuters, non dovrebbero essere versati. Ci sarà invece un rimborso spese per l’attività svolta, riferiscono le due fonti senza dettagliare. 

Per Federico Ghizzoni, Ceo di UniCredit, garante unico dell’aumento di capitale di Pop Vicenza prima dell’accordo di sub underwriting con il Fondo Atlante,  l’insuccesso dell’operazione sarà “abbastanza indifferente”: “La banca è in sicurezza, l’importante è che abbia capitale a sufficienza per poter lavorare in tranquillità e questo è stato raggiunto”.

Che il mercato fosse complicato, ha aggiunto, “lo sapevamo mesi fa e non è migliorato in queste settimane, quindi potevamo aspettarci l’esito non completamente positivo, per questo motivo è stato portato avanti il discorso Atlante”. 

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