Bper approva aumenti capitale, per Carige chiede soluzione alla veneta

L’assemblea di Bper Banca ha approvato la proposta di attribuire al cda la facoltà di deliberare un aumento di capitale e l’emissione di un prestito obbligazionari riservati a Fondazione di Sardegna. E il management apre alla possibilità di intervenire a sostegno di Carige, ma solo nel quadro di una soluzione simile a quella adottata per le banche venete.

Le operazioni sul capitale, si legge in un comunicato, dovranno essere effettuate entro il 31 dicembre prossimo.

L’aumento di capitale ha un importo massimo complessivo di 171.708.624,00 euro e prevede l’emissione di 33 milioni di azioni Bper, “da liberarsi in natura in un’unica soluzione mediante conferimento di 10.731.789 azioni ordinarie Banco di Sardegna.

Il consiglio della banca emiliana, inoltre, avrà la facoltà di emettere un prestito obbligazionario convertibile Additional Tier 1, per un importo complessivo massimo di 150 milioni, “da offrire integralmente in sottoscrizione a Fondazione di Sardegna. Di conseguenza, il capitale sociale verrà aumentato per lo stesso importo, “a servizio esclusivo e irrevocabile della conversione di tale prestito obbligazionario mediante emissione di massime 35.714.286 azioni ordinarie Bper.

L’assemblea dei soci, poi, ha attribuito al cda la facoltà, “da esercitarsi entro il 30 giugno 2020, di aumentare in una o più volte, in via scindibile, con esclusione del diritto di opzione, il capitale sociale per un importo massimo complessivo di 40.993.513,60 euro, mediante emissione di un numero massimo di 7.883.368 azioni ordinarie Bper”.

E ancora, nei prossimi cinque anni il consiglio potrà “aumentare il capitale sociale, in una o più volte, a pagamento, in via scindibile, con esclusione del diritto di opzione, per un importo complessivo massimo di 13 milioni, mediante emissione di un numero massimo di 2,5 milioni di azioni ordinarie.

Nel corso di una conferenza stampa al termine dell’assemblea, secondo quanto si legge sui quotidiani, l’amministratore delegato di Bper, Alessandro Vandelli (nella foto), interpellato su Carige, ha detto: “Temo che siano abbastanza difficili da gestire interventi senza che ci sia una partnership industriale”. Dunque, per uscire dall’impasse, Carige si deve reinserire “in una logica e in una realtà industriale auspicabilmente del nostro Paese. Quello che fu fatto sulle banche venete rese neutrale sotto il profilo patrimoniale l’operazione per il soggetto che le ha acquisite», ha notato Vandelli, ricordando che quell’operazione fu fatta con “emissioni di cassa da parte dello Stato”. Carige “si può guardare ma a queste condizioni”.

Un invito, insomma, a ripulire il bilancio della banca ligure da npl e utp: gli asset buoni, ovviamente, interesserebbero a Bper. Le parole di Vandelli si accordano con quanto riferito a Financecommunity da alcune fonti che hanno lavorato al dossier Carige. Gli ostacoli posti agli acquirenti privati (Apollo Global Management e Varde Partners, in particolare), secondo le fonti, sono riconducibili al lavoro sottotraccia di Sga, il soggetto che acquisì i crediti problematici delle banche venete, che avrebbe messo nel mirino npl e utp di Carige. L’istituto ligure, ripulito di sofferenze e incagli, dunque, interesserebbe a Bper e non solo: stando a quanto scrive MF, infatti – viste le difficoltà, anche di natura politica, a mettere in pista una cordata pubblico-privata con il coinvolgimento di Credito Sportivo e Mediocredito Centrale Cassa Centrale Banca avrebbe firmato coi vertici di Carige un accordo un accordo per studiare un’integrazione industriale.

Noemi

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