Campioni: «Ecco perché Intesa punta sull’Egitto»

La vicinanza tra l’Italia e l’Egitto è nota a tutti e non solo per ragioni storiche o di prossimità territoriale ma anche grazie al business. L’Italia, in particolare, è fra i primi partner commerciali dell’Egitto in Europa: nel complesso, rileva Sace, se nel 2017 l’export italiano nella regione è calato del 5,5% a 2,9 miliardi, per quest’anno il dato è stimato in crescita del 4,9% a 3,1 miliardi e si stima che nel 2021 la quota arriverà a 3,5 miliardi, trainati da settori come la meccanica strumentale, mentre l’import dalla regione nel 2017 è stato pari a 1,8 miliardi, +18,7% rispetto all’anno precedente.

Queste cifre negli anni hanno attirato l’interesse di molti player di diversi settori che nel tempo si sono stabiliti nella regione. Fra questi c’è anche Intesa Sanpaolo. La banca opera in Egitto dal 2006 con l’integrazione di Bank of Alexandria (o AlexBank) che rientra nella divisione International Subsidiary Banks assiem alle controllate in altri 10 Paesi. Sotto la guida del ceo Dante Campioni (nella foto), Alexbank, tra le più grandi banche in Egitto, oggi conta un totale attivo di 3,8 miliardi di euro, con 172 filiali e oltre un milione e mezzo di clienti (dati al 31 marzo 2018). Quanto ai deal, lo scorso marzo, fra le altre cose, la banca, congiuntamente a Banca Imi, è stata scelta dal ministero delle Finanze egiziano quale arranger, assieme a Deutsche Bank, BNP Paribas e Standard Chartered, del primo eurobond pubblico da 2 miliardi.

«Negli ultimi tre anni c’è stata una grande ripresa degli investimenti stranieri in Egitto soprattutto grazie alle riforme portate avanti e a una maggiore stabilità nel Paese e nonostante le incertezze sul tasso di cambio», ha osservato Campioni in un incontro sul business nelle regioni Emea organizzato durante la Legalcommunity Week. E in questa intervista a MAG dice: «L’Italia può essere la porta per le operazioni nel continente africano, a partire proprio dall’Egitto».

 

Dottor Campioni, perché l’Egitto è un’opportunità per le banche ma anche per le imprese, secondo lei?
Lo è perché è un Paese in crescita, con dei fondamentali interessati ma allo stesso tempo non è sviluppato come l’Italia. Ciò ci consente di investire e trasmettere il nostro know how e la nostra innovazione. Per fare un esempio, il settore bancario del Paese si sta adeguando ora ai principi di Basilea ed è meno sviluppato in molti altri aspetti dove invece noi siamo all’avanguardia. Questa nostra capacità è un gran vantaggio competitivo e rappresenta la più grande opportunità. Per fare un esempio, è la stessa logica che ad esempio ha portato molte banche italiane nei Paesi dell’Est Europa, cioè quella di far crescere un sistema che nei prossimi anni convergerà con il nostro. Ciò vale a maggior ragione per l’Egitto.

 

Perché?
A livello economico, Egitto e Italia sono accomunati da un tessuto imprenditoriale molto simile, fatto da tante piccole e medie imprese che vogliono crescere, quindi è più facile per chi viene dall’Italia investire e lavorare sul territorio. Noi lavoriamo molte delle pmi presenti sul territorio, che impiegano sul totale il 75% dei lavoratori totali in Egitto, sia fornendo competenze e tecnologia sia dal punto di vista del credito. Tra l’altro in Egitto il governo ha realizzato un piano di supporto che prevede che il 20% del total lending delle banche sia indirizzato alle pmi, per cui c’è grande attività e interesse.

 

Che tipo di attività svolgete?
Lavoriamo in tutti i segmenti, dall’investment banking  al retail fino al mirco-credito, come una vera banca del territorio in Egitto.

 

Quante persone lavorano per Alex Bank?
Siamo oltre 4.700 persone, dei quali tre italiani me compreso assieme al chief risk officer Edoardo Bombieri e al risk manager Michele Formenti. A tal proposito tengo a raccontare che ogni anno un certo numero di dipendenti egiziano viene in Italia per fare formazione e assumere ruoli di responsabilità in Egitto o in altri Paesi. Lo sviluppo dei talenti è importante, a prescindere dal passaporto.

 

Quali sono i rischi invece?
Il sistema bancario locale è solido e liquido grazie all’attento controllo esercitato dalle autorità localira i rischi insiti alla nostra attività, quello principale è attinente i rischi di credito e da questo punto di vista in Egitto c’è un’attitudine molto forte a ripagare i propri debiti non solo per ragioni tecnico-legali ma per ragioni anche culturali e religiose. Non a caso, sono in corso approfondimenti sui dati di Lgd (Loss given default, che calcola il tasso di perdita sui crediti deteriorati ndr) perché riteniamo di poter dimostrare che in Egitto sia migliore rispetto ai valori standard. In aggiunta, a livello di gruppo adottiamo tecniche di analisi e monitoraggio elevate che ci consentono di valutare i rischi con estrema attenzione.

 

E per quanto riguarda il rischio politico, la burocrazia e l’instabilità?

PER CONTINUARE LA LETTURA SCARICA GRATIS L’ULTIMO NUMERO DI MAG

SHARE