Canada, corsa all’oro… verde
Dal prossimo autunno in Canada sarà possibile vendere e acquistare marjuana dopo il via libera del parlamento al Cannabis Act la legge proposta dal premier Justin Trudeau (nella foto) che legalizza l’uso della marijuana per uso ricreativo. Il Canada diventa così il secondo Paese del mondo, dopo l’Uruguay, e il primo del G7 a consentire il consumo e il possesso senza limiti della droga leggera per uso diverso da quello medico.
Neanche a dirlo, tra gli investitori canadesi e i commercianti è iniziata la corsa verso questo nuovo ricchissimo business. Al punto che qualcuno parla già di un boom finanziario che non si vedeva dai tempi della dot-com mania tra gli anni ’90 e i primi Duemila.
Stando a una ricerca della Canadian Imperial Bank of Commerce (Cibc), al 2020 l’industria della cannabis si stima varrà 6,8 miliardi di dollari, più del mercato dei superalcolici (5 miliardi nel 2017) e quasi quanto quello del vino (9,2 miliardi nel 2017), per 1 miliardo di Ebitda.
Chi spera di guadagnarci di più sono i piccoli centri cittadini e le province, che si aspettano circa 3 miliardi di dollari di guadagno all’anno divisi tra profitti derivanti dall’affitto delle terre o dei negozi e gettito fiscale.
A oggi il più grande produttore canadese (finora solo di marjuana per scopi medici) è la Canopy Growth Corp., che ha un valore di mercato di 5,93 miliardi, ma dall’annuncio della proposta di legge per la legalizzazione nel gennaio scorso il numero di aziende coltivatrici e produttrici di cannabis è esploso. Inoltre il valore delle azioni del Canadian Marijuana Index è cresciuto di dieci volte negli ultimi due anni, complice il picco del prezzo dall’inizio dell’anno.
Insomma, il fiorente (in tutti i sensi) mercato della marjuana piace a molti e chissà se l’esperienza del paese nordamericano possa fare da esempio anche per altri europei.
Questo articolo è tratto dalla rubrica Follow the Money presente sulla rivista MAG. Scarica qui l’ultimo numero