Capitali coraggiosi per difesa e aerospazio

di valentina magri

Il conflitto in Ucraina ha posto i settori difesa e aerospazio al centro di decisioni politiche, diplomatiche e di bilancio dei governi, oltre che di decisioni di finanziamento e investimento di mercati e istituzioni finanziarie. Il tema è stato affrontato l’11 giugno scorso alla conferenza “Investing in defense: mobilising finance for Europe’s protection”. Il convegno, sotto Chatham House rule, è stato organizzato a Milano da LC Publishing Group e Vitale nell’ambito della nona edizione della Legalcommunity Week.

L’introduzione dell’evento è stata affidata a Fabrizio Pagani, Partner di Vitale, già capo della Segreteria tecnica del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) e sherpa del G20. Che ha evidenziato: “Il conflitto in Ucraina ha rivelato una dissonanza drammatica tra la durata e l’intensità della guerra e la bassa preparazione industriale dei Paesi occidentali”.

A suo avviso, il settore difesa presenta le seguenti peculiarità: dipendenza dal committente pubblico (cliente quasi esclusivo); necessità di pianificazione a lungo termine; scarsa appetibilità per la finanza, a causa di rendimenti incerti, tempi lunghi, e negli ultimi anni profili etici ed Esg, per cui alcuni gestori escludevano investimenti in fondi che finanziavano la difesa.

Oggi le guerre in corso hanno cambiato le carte in tavola. “Le necessità e le urgenze imposte dalla geopolitica stanno determinando un superamento di queste tendenze”, ha osservato Pagani. In questo contesto, le necessità dell’industria difesa si possono intrecciare con gli interessi di investitori e finanziatori, tramite debito o equity.

IL PUNTO SUL SETTORE DELLA DIFESA

Nella prima tavola rotonda, il settore della difesa e le sue necessità sono state approfondite da: Orlando Barucci, managing partner di Vitale & Co; Paolo Graziano, fondatore e ceo di Magnaghi Aerospace Group; Luca Principi, ceo della startup del settore spazio Sidereus Space Dynamics; Bruno Spagnolini, presidente di Mecaer Aviation Group, che vanta anche una lunga esperienza nel settore degli elicotteri; Costantin Terzago, managing director di Mutares Italia.

Durante la discussione, è stato rimarcato che lo Stato non può essere l’unico committente del settore difesa e che deve evitare di erogare soldi a pioggia, a favore di una seria politica industriale. Dal canto suo, l’Europa deve impegnarsi per una politica e un’industria della difesa europee. Inoltre, è stato evidenziato che l’orizzonte d’investimento dei fondi di private equity (mediamente: cinque anni) spesso non è compatibile rispetto alle esigenze di lungo termine delle aziende dei settori difesa e aerospazio. Inoltre, se si vuole costruire una supremazia tecnologica, occorre investire in tecnologie che non esistono ancora, assumendo un maggiore rischio, a fronte di un maggiore rendimento in termini anche di vantaggio del first mover. Infine, è stato sottolineato il problema di reperire competenze per le imprese del settore difesa, che spesso devono formarle e crearle internamente.

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valentina.magri@lcpublishinggroup.com

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