Per Carige, arriva la garanzia pubblica sui bond. Non si esclude la ricapitalizzazione da 1,2 miliardi

Per Carige scende in campo il governo. Con un decreto legge approvato in un Consiglio dei ministri straordinario convocato d’urgenza, il Tesoro punta a intervenire per garantire la continuità dell’istituto genovese finito in amministrazione straordinaria il 2 gennaio scorso e guidata dai commissari straordinari Fabio Innocenzi (nella foto), già amministratore delegato del gruppo, Pietro Modiano (prima presidente) e Raffaele Lener.

Nel dettaglio, lo Stato interverrà in due modi da un lato garantirà le nuove emissioni obbligazionarie di Carige e i finanziamenti straordinari erogati da Bankitalia/Bce (il cosiddetto Ela, Emergency liquidity assistance), altro strumento previsto a suo tempo per le altre banche in crisi. Il tutto “nel rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato” con la Ue. Dall’altro lato, dato che Carige non ha superato i recenti stress test della Vigilanza lo scorso novembre, il decreto legge appronta gli strumenti per consentirle di accedere, su richiesta, alla “ricapitalizzazione precauzionale” come è avvenuto con Banca Mps.

Si tratta di una procedura consentita dalle direttive europee quando una banca non supera gli stress test negli scenari avversi che costerebbe alle casse pubbliche 1,2 miliardi di euro ma il suo esito non è affatto scontato.  La stessa richiesta non venne concessa dalla Commissione europea a Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che poi finirono in liquidazione. Si tratta comunque di una sorta di clausola di salvaguardia, un’ipotesi residuale che nessuno sembra aver voglia di utilizzare.

Il decreto è arrivato in un consiglio dei ministri dopo che i commissari Innocenzi, Modiano e Lener nominati dalla vigilanza Bce hanno incontrato prima il ministro dell’Economia Giovanni Tria e poi i vertici del Fondo interbancario di tutela dei depositi, accompagnati da Gianluca Brancadoro per il Comitato di Sorveglianza. Al vertice ha partecipato anche Alessandro Rivera, nella doppia veste di direttore generale del Tesoro e di presidente della Sga, la quale potrebbe avere un ruolo chiave nella gestione di un pacchetto da almeno 2,8 miliardi di npl.

Quello degli npls è un punto cruciale. Solo infatti attraverso una riduzione sostanziale dei crediti deteriorati Carige diventerà appetibile per un eventuale acquirente.  Il governo spinge infatti per una fusione e le voci parlano di un interesse di Unicredit, ma anche di Ubi o di un gruppo estero presente in Italia come Credit Agricole. A questo proposito, i commissari hanno fatto sapere di aver deciso di avviare una due diligence sugli npe della Banca, che sarà condotta da primari operatori del settore, con l’obiettivo di una loro ulteriore drastica riduzione (che segue quella di oltre 1,5 miliardi appena effettuata) in modo da includere nel piano industriale una percentuale degli NPE compresa tra il 5% e il 10% del totale dei crediti. In questo modo la Banca si posizionerebbe al di sotto del valore medio di sistema. Carige ha l’obiettivo di ridurre il peso degli NPE senza impatti significativi sui ratio patrimoniali in analogia con le altre operazioni di mercato. Alla due diligence, spiega la banca in una nota, saranno invitati alcuni tra principali operatori italiani e esteri.

Carige è stata sottoposta a un’amministrazione straordinaria di tre mesi disposizione della Bce, dopo la bocciatura da parte del primo socio Malacalza Investimenti, con oltre il 27%, dell’aumento di capitale da 400 milioni necessario per rimborsare un bond subordinato da 320 milioni sottoscritto d’urgenza a novembre dal sistema bancario e le conseguenti  dimissioni della maggioranza dei consiglieri.  Quel bond, che doveva pagare una cedola annua del 13%, aumentata la rischiosità della banca ha visto salire il suo rendimento annuo al 16%, cioè circa 50 milioni di euro l’anno.

Noemi

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