CashInvoce avvia campagna su CrowdfundMe e guarda all’Aim

CashInvoice, piattaforma di invoice financing, lancia una campagna di equity crowdfunding su CrowfundMe e guarda alla Borsa.

L’obiettivo di raccolta della società guidata da Luca Scali, business angel e partner di Digital Magics, ha un taglio minimo  di 200mila euro e massimo di un milione, sulla base di una valutazione pre-money di 7 milioni, con un chip minimo di investimento è di 500 euro. Nel caso si raggiungano i 500mila euro di raccolta, CashInvoice prevede una crescita tale da autofinanziare la sua quotazione in Borsa, sul segmento Aim di Borsa Italana entro i prossimi 18 mesi. Inoltre, con risultati economici superiori ai 750.000 euro svilupperà ulteriori funzionalità tecnologiche ed espanderà la sua presenza in Europa e nel mondo.

Cashinvoice opera nell’invoice trading e nel digital factoring e conta oltre 150 milioni di euro transati dal 2017. La società eroga oltre 5 milioni di euro al mese e facilita il finanziamento di tutte quelle imprese che necessitano di capitali per crescere, ma non sono adeguatamente supportate dai tradizionali canali finanziari. E lo fa attraverso l’immissione di liquidità data dalla cessione di crediti commerciali: la società offre soluzioni per lo smobilizzo dei crediti commerciali attraverso il Factoring, ovvero il procedimento con cui un’impresa trasferisce il credito che vanta nei confronti di un cliente e in cambio ottiene immediatamente il denaro con uno sconto; ad esempio, un’azienda che emette fatture a 60/90/120 giorni, può ottenere un anticipo di liquidità sull’ammontare delle stesse, che può arrivare fino al 90%.

Il fatturato di CashInvoice ha registrato un aumento del 176%: da circa 200 mila euro del 2018 e un ebitda di 12 mila euro ai 553 mila del 2019.

 

Il margine di crescita è molto alto. In questo periodo storico dove la dilazione di pagamento media tra aziende in Italia è di 75 giorni e le banche diminuiscono sempre più i finanziamenti alle PMI, che di conseguenza investono sempre meno, il Factoring potrebbe essere una valida strategia di finanza alternativa. Nel 2019 il settore valeva 14% del Pil nazionale (fonte Assifact).

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