Cherry Bay Capital, dentro la strategia. “Capitali di famiglia per imprese di famiglia”
di valentina magri
Risale solo al luglio 2025 l’ultimo deal chiuso da Cherry Bay Capital: una “exit con rientro” dato che ha venduto la partecipazione in AWP (Animal Wellness Products) a Regardia (che fa capo a Nextalia) in cui ha reinvestito. «L’operazione è orientata a fare sistema con Nextalia per consentire ad AWP di superare i propri limiti dimensionali e a Regardia di poter accedere a soluzioni scientifiche innovative ad elevato ebitda margin (40+%), consolidando probabilmente il primo gruppo industriale italiano per la produzione di animal food e circular economy. L’exit, oltre ad aver registrato una significativa creazione di valore in soli due anni, ha previsto la possibilità di reinvestire nella capogruppo Regardia a dimostrazione di come continuiamo a credere nel progetto e nella futura ulteriore creazione ulteriore di valore», spiega a MAG Mattia Rossi (in foto), cofondatore di Cherry Bay Capital insieme a Daniel Lolli-Ghetti. Con Rossi abbiamo fatto il punto sulla strategia e i piani futuri di Cherry Bay Capital.
Quale è la visione sottostante alla nascita di Cherry Bay Capital?
Cherry Bay Capital nasce con la visione di dare vita ad un player indipendente di riferimento all’intersezione tra private capital e wealth advisory per un numero selezionato di family office e UHNWI, orientato ad accompagnare imprenditori illuminati in ambiziosi progetti di espansione. Mantenendo un profilo che amo definire, da torinese, di “understatement sabaudo” per fiducia, rigore, riservatezza e concretezza, abbiamo costruito in pochi anni inestimabili relazioni con primarie famiglie industriali. Queste hanno trovato in Cherry Bay Capital un modello di finanza nuova per fare sistema e investire capitali, connessioni e competenze imprenditoriali a servizio di quell’economia reale fatta da imprese di famiglia che caratterizzano l’eccellenza italiana nel mondo.
Quale ruolo assume il Principato di Monaco?
Cherry Bay Capital è nata a Monte Carlo come multi-family office, tra i primi e pochi ad essere autorizzati nel Principato, grazie al sodalizio con il mio socio monegasco Daniel Lolli-Ghetti che si occupa di clientela internazionale su aspetti di wealth advisory, anche a supporto delle attività di investimento. Il Principato di Monaco rappresenta un hub strategico sia in termini di densità di capitali e relazioni internazionali sia per comprendere macro trend finanziari in anticipo rispetto al mercato. È anche grazie a questo osservatorio privilegiato che abbiamo capito già nel 2018, infatti, come il modello del multi family office si sarebbe imposto quale alternativa qualificata a competere con banche e fondi di investimento per rispondere alla propensione di UHNWI a disintermediare gli operatori tradizionali, concepiti sempre più come provider commodity, e ad investire direttamente in private equity.
Nel 2020 e 2021 avete lanciato il private investment office di Milano e Cherry Bay Capital Investment Club. Qual è il loro ruolo nell’ecosistema di società del Gruppo Cherry Bay?
La rapida crescita della base clienti-investitori, operazioni di private equity/club deal di successo come quella promossa nel 2019 a supporto di Poggipolini Spa ed un posizionamento che si è rivelato fin da subito differenziante per gli imprenditori che vogliono crescere ci hanno spinti nel 2021 ad assumere la forma di Gruppo ed aprire un “private investment office” a Milano.
Meno di due anni dopo e con l’obiettivo di evolvere lo schema club deal abbiamo promosso Cherry Bay Capital Investment Club, una piattaforma – riservata a un numero limitato di investitori pre-determinati e non aperta al pubblico – capace di operare con la disciplina tipica delle holding e, contemporaneamente, di beneficiare della flessibilità e discrezionalità del club deal permettendo ai clienti-investitori di decidere con che magnitudo e se partecipare ad ogni singola operazione identificata.
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